VITERBO – La professoressa Carla Caruso e la dottoressa Laura Bertini del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università degli Studi della Tuscia sono partite per l’Antartide per una missione che durerà un mese: dal 17 Febbraio al 15 Marzo. La spedizione si svolge nell’ambito di un progetto PNRA (Programma Nazionale Ricerche in Antartide) finanziato dal MIUR e si inserisce nella lunga tradizione di ricerca in molteplici ambiti che lega il Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche e l’Antartide, iniziata nel 1994 con il professor Giuseppe Nascetti e proseguita negli anni dai professori Silvano Onofri, Laura Zucconi, Laura Selbmann e Armando Macali. La stessa professoressa Caruso ha già coordinato altri due precedenti progetti PNRA, finanziati nel 2013 e nel 2016, che avevano come oggetto di studio la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici delle piante che sopravvivono in Antartide, potenziali bioindicatori dei cambiamenti climatici in atto. Infatti, le aree lungo la Penisola Antartica si stanno riscaldando più velocemente di qualunque altra parte del mondo, in conseguenza all’aumento della concentrazione atmosferica di gas ad effetto serra, e questo rende particolarmente interessante lo studio delle caratteristiche genetiche e molecolari delle piante locali.
Il progetto attualmente in corso ha lo scopo di studiare il ruolo dei microrganismi nell’adattamento delle piante ai cambiamenti climatici, con particolare focus sulla interazione pianta-fungo-virus. Inoltre, poiché i microrganismi da ecosistemi estremi hanno evoluto strategie biochimiche e fisiologiche uniche, essi possono rappresentare una ricca fonte di nuove biomolecole, con potenziali applicativi in ambito farmaceutico, agricolo ed industriale.
Il progetto coinvolge anche le Università di Padova e di Trento, e quella di Temuco in Cile. Le studiose dell’Università della Tuscia sono ora preso la base polacca “Henrik Arctowski”, a King George Island (South Shetland, Antartide Marittima), e si avvalgono della collaborazione dell’Istituto Nazionale Antartico Cileno (INACH) per i trasferimenti e il supporto logistico.