ROMA – Lo studio è frutto di una ricerca diretta da Cristina Lemorini, responsabile del Laboratorio di analisi tecnologica e funzionale dei manufatti preistorici (LTFAPA) del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, in collaborazione con il laboratorio DANTE (Sapienza) e con l’Università TAU di Tel Aviv. L’articolo pubblicato sulla rivista scientifica PlosOne, presenta dati che dimostrano come, già dal Paleolitico Inferiore, comunità di ominini vissuti a Qesem Cave (Israele) circa 300.000 anni fa conservassero cibo e altri materiali deperibili utilizzando una sostanza naturale con un altissimo potenziale antibatterico: la cenere di legna.
“L’eccezionale scoperta – spiega Cristina Lemorini – retrodata l’utilizzo di tecniche di conservazione di materiali deperibili, finora mai individuate in periodi cronologici così antichi,e ridisegna l’immagine dei nostri antenati, mettendo in luce una complessità cognitiva e culturale, finora inaspettata, già a partire dal Paleolitico Inferiore”.
La testimonianza dell’uso della cenere di legna per conservare e/o per arrostire cibo e per conservare la pelle delle prede uccise, posponendone così la lavorazione, è data da particolari modificazioni microscopiche dei margini d’uso delle lame litiche utilizzate da questi antichi ominini associate a micro-residui. Micro-tracce e micro-residui, supportate da una sperimentazione ad hoc che ha riprodotto lo stesso tipo di evidenze utilizzando repliche di lame litiche per manipolare materiali organici trattati con cenere di legna, si sono rivelati un fingerprint che potrà permettere di caratterizzare tale attività anche in altri contesti paleolitici.
Riferimenti:
The use of ash at Late Lower Paleolithic Qesem Cave, Israel – An integrated study of use-wear and residue analysis – Lemorini C, Cristiani E, Cesaro S, Venditti, F, Zupancich A, Gopher A (2020) PLoS ONE https://doi.org/10.1371/journal.pone.0237502.