CIVITAVECCHIA – Noi, a Civitavecchia, con i bergamaschi nel bene e nel male abbiamo da sempre avuto a che farci. Intendo la zona che circonda la ex fabbrica Italcementi con i suoi sette ettari e le sue proprietà circostanti per altri sette ettari. Ci siamo sempre considerati dirimpettai dei bergamaschi ovvero del “Siur Pesenti“, al quale certe volte abbiamo pensato come un sostituto dell’Amministrazione comunale quando più volte lo abbiamo chiamato a risanare strade, acquedotto, fognature del circondario sebbene non sempre esauditi. Centinaia di famiglie hanno avuto lavoro e abitazioni perché legate al lavoro della fabbrica, qui insediata sin dalla fine dell’Ottocento. Ci sono state molte diatribe a causa dell’inquinamento che tale ingombrante presenza causava, vuoi per il traffico caotico dei mezzi pesanti in entrata e in uscita dalla fabbrica, vuoi per le “spolverate” di cemento che spesso ammantavano il circondario. Ma quando è stato il momento della chiusura tutti siamo stati solidali con la lotta dei lavoratori, in difesa dei posti di lavoro, che bene o male sono stati salvaguardati. La produzione del cemento cessò, che per ragioni economiche fu portata altrove, e a noi restano sette ettari di enormi manufatti di cemento armato che non si è ancora capito cosa ci faremo. Come dicevamo all’inizio nel bene e nel male.
Oggi che tanta disgrazia ha colpito la città di Bergamo, non possiamo che sentirci vicini ai bergamaschi, perché come diceva Totò “la morte è una livella” e appiana tutto e l’aver visto quella fila di camion portare fuori dalla città tutte quelle bare di persone decedute a causa dell’epidemia di Coronavirus, non può che farci sentire vicini a tutti i “Siur Pesenti“. Un abbraccio virtuale, ce la faremo.
Sara Fresi – Direttrice responsabile del quotidiano web Le Muse News