VERONA – Turandot, estrema fatica di Giacomo Puccini, rimase purtroppo incompiuta alla morte del compositore nel 1924. Alla prima, il commosso Arturo Toscanini non riuscì a portare a termine l’esecuzione, con un finale reinventato dal collega Franco Alfano sugli appunti del Lucchese. In questa forma la fiaba della “principessa di gelo” è approdata in Arena già nel 1928 e da allora, pur essendo la più recente delle opere pucciniane, ne è diventata la più amata e rappresentata, superata in cifre solo dai classici Aida, Carmen e Nabucco. Anche Turandot condivide con questi titoli la spettacolarità dei momenti corali e l’alto potenziale evocativo sprigionato dalle scene e costumi di una Pechino ideale e, come indicarono i librettisti veronesi Giuseppe Adami e Renato Simoni, “al tempo delle favole”. Più di tutti questi melodrammi, può vantare una ricchezza di colori e una iridescente complessità del tessuto orchestrale e tonale, non mero orientalismo ma vera e propria sperimentazione originale con cui Puccini fuse sapientemente melodie tradizionali cinesi e avanguardie del Novecento. A dirigere l’immenso organico orchestrale e corale di Turandot (comprendente l’Orchestra areniana, il Coro preparato da Vito Lombardi e le voci bianche A.d’A.Mus. di Marco Tonini) è chiamato il maestro Jader Bignamini, direttore residente dell’Orchestra Verdi di Milano e nuovo Direttore principale della Detroit Symphony Orchestra.
Nei panni della protagonista, l’Arena di Verona ospita il soprano Anna Netrebko, per la prima volta in Italia e in Europa in un ruolo titanico a fianco del compagno d’arte e di vita Yusif Eyvazov, anch’egli al suo primo Calaf areniano. Le stelle dell’Opera di oggi, acclamate nei rispettivi ruoli dal Metropolitan di New York al Marinskij di San Pietroburgo, hanno suscitato un entusiasmo di altri tempi al loro Trovatore in Arena del 2019 e hanno confermato la vicinanza al pubblico veronese partecipando al gala dell’anno scorso. Insieme a loro si esibiscono giovani talentuosi come Ruth Iniesta (Liù) e Riccardo Fassi (Timur), nelle maschere Ping, Pang e Pong debutta l’astro nascente del Met Alexey Lavrov insieme a specialisti come Francesco Pittari e Marcello Nardis. Completano il cast il Mandarino dell’ucraino Vitkor Shevchenko e l’Imperatore d’eccezione Carlo Bosi. Dopo la prima di giovedì 29 luglio, lo stesso straordinario cast si conferma per due repliche, domenica 1° agosto e giovedì 5 agosto.
Con il patrocinio del Ministero della Cultura, per ricreare il mondo visuale della Cina da fiaba di Turandot, Fondazione Arena di Verona ha individuato come istituzione partner di assoluto prestigio il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma, custode di tesori secolari provenienti da diverse collezioni e donazioni. Dichiara Padre Alfredo Turco, Direttore dell’Istituzione: «La collaborazione a questo importante evento rafforza il concetto di fratellanza e umanità che il nostro museo missionario porta avanti dal 1901. La collaborazione con Arena di Verona è per noi importante per aprirci a nuovi linguaggi e scenari. Durante Turandot, le immagini dei nostri migliori pezzi d’arte cinese andranno ad arricchire la scenografia in una miscellanea di simbologia, arte e suggestione mantenendo fede alla delicatezza e raffinatezza tipiche dell’apparato cosmogonico cinese».
Sono previste inoltre due ulteriori recite a fine Festival, il 28 agosto e il 3 settembre, dirette da Francesco Ivan Ciampa con alcune variazioni in locandina e interpreti di rilievo quali Murat Karahan (Calaf), Anna Pirozzi ed Elena Pankratova (Turandot), Giorgio Giuseppini (Timur), Biagio Pizzuti (Ping) e Riccardo Rados (Pang).