Un modo frequente di intendere il caso, che ritroviamo in Aristotele e in molti pensatori moderni, da Spinoza a Cournot, a Bergson, a Monod, vede nel caso l’intersezione di due o più serie di causali indipendenti. In realtà possono esserci reali situazioni di indeterminatezza negli eventi. Casualità non significa assenza di leggi o cause, ma piuttosto imprevedibilità di alcuni fenomeni o aspetti dinamici della realtà fisica o biologica. Dunque la casualità è limitata dalla selezione naturale ma gli eventi casuali possono avere delle cause, anche se non conosciute, ed effetti non prevedibili. Si affaccia la categoria della casualità, di un nesso tra causa ed effetto che in natura si può ritrovare avari livelli. E con la casualità entra in scena il concetto di finalità che, al di là di ogni intenzionalità esterna, non può essere negato nella biologia. Il “caso” non va riferito solo all’ignoranza delle cause dei fenomeni. Può essere dovuto all’imprevedibilità per la coincidenza di eventi indipendenti. Può essere anche visto in alcuni casi come evento probabile descritto dalle leggi statiche. Casualità non significa e non comporta assenza di cause, e neppure in assenza di finalità, quando si raggiungono e vengono trasmessi determinati equilibri che si dimostrano congruenti con l’ambiente. Non tutto è casuale e anche quello che si forma in modo aleatorio può rispondere a qualche finalità intrinseca. Il discorso scivola su un piano filosofico. In realtà è difficile evitare di riconoscere un principio finalistico nel funzionamento del sistema (in forza delle caratteristiche dei suoi elementi) senza ammettere una causa esterna che lo fa esistere. E’ una conclusione che propriamente si colloca sul piano filosofico e ci interroga sul possibile senso dell’evoluzione della vita.
Dott.ssa Manila Di Gennaro – Teologa
Nella foto: Tema creato e creazione. Lavoro realizzato dalla Dott.ssa Manila Di Gennaro con gli studenti.