Il primo problema da porre per un dialogo serio tra teologia e scienza è quello di conoscerne il concetto stesso di realtà, cioè il problema ontologico. In questo terreno si sono affrontate, due posizioni: “l’idealista” e il “realista”. L’idealismo riconosce come reale solo ciò che è presente nel pensiero (umano o divino), il realismo invece riconosce una realtà autonoma agli oggetti rispetto al soggetto presente, mentre l’idealismo riconosce come reale solo ciò che è presente nel pensiero (umano o divino).
Ad oggi la sfiducia, nella razionalità scientifica, ha avuto delle conseguenze entrambi negative per la scienza. La svalutazione della conoscenza empirica in favore della filosofia e, il conoscere per modelli sempre provvisori e incapaci di attingere la realtà delle cose. Per avere una “scienza vera”, non basta la coerenza interna al sistema degli enunciati, come avviene in un sistema matematico o geometrico, ma occorre anche la sua aderenza alla realtà, attraverso un metodo d’immagine adeguato, cioè quello dell’esperienza storica dei ricercatori del settore ha elaborato con il più adatto a cogliere la verità propria degli enti.
L’analisi del rapporto tra teologia e biologia è molto antica: Aristotele di Stagira (IV° sec. a.C.) viene considerato il più grande biologo dell’antichità. Egli vede l’uomo come culmine della scala biologica e come, termine di passaggio tra il terrestre e il divino, non in forza del suo corpo, ma della sua intelligenza che gli permette di trascendere il particolare per attingere alle forme concettuali generali. La biologia successiva fino al Rinascimento, fu solo una ripetizione di dati Aristotelici. Nel Medioevo, la mentalità è prettamente simbolica, l’approccio alla realtà venne rafforzato dal Platonismo il quale, considera il mondo fisico “un’intuizione” del mondo delle idee, dove risiede la realtà vera. Anche la biologia viene coinvolta nel simbolismo. Il più grande biologo del medioevo fu Alberto Magno (1206-1280), nel 1931 fu proclamato dottore della chiesa da papa Pio XII come cultore delle scienze naturali. Aveva una visione sistematica della realtà, soprattutto del vivente.
Tra il ‘500 ed il ‘600 nasce la scienza moderna, ad opera di Bacone, Galilei, Cartesio e Newton. Le difficoltà più rilevanti arrivarono dalla chiesa, a partire dal Concilio di Trento (1545-!563), che aveva deciso uno stretto controllo dell’ortodossia cattolica, la ripresa della teologia scolastica medievale e la necessità di un interpretazione letterale della Bibbia.
Il XVIII secolo o secolo dei lumi, vide un grande sforzo di ordinamento della natura grazie allo svedese Carlo Linneo (1707-1778). Tutta la realtà fisica è divisa in tre regni: 1) minerale, 2) vegetale, 3) animale.
Il ‘700 fu il secolo dell’esperienza ragionata e ordinata, l’800 quello dell’esperienza sistemata, all’interno di grandi “variazioni” esplicative, indicate col termine di modelli. In campo biologico venne compreso che ogni vivente è costituito da almeno una cellula, quale unità fondamentale, strutturale e funzionale del vivente. Ci fu l’isolamento della nucleina… In questo secolo apparve la prima idea moderna di evoluzionismo biologico o teoria della trasformazione della specie ed è in questo contesto che si pone l’opera di C. Darwin (1809-1882). Nella seconda metà dell’800 si tornò su posizioni conservatrici.
Il XX secolo non iniziò affatto bene. Papa Pio X (1903) fu decisamente repressivo e reazionario nel campo dei rapporti tra fede e scienza. La scolastica era l’unica teologia permessa, unica scienza “vera” è quella che non contraddice ne la Bibbia, ne la Tradizione cattolica.
Dopo la I^ guerra mondiale il clima cambia. Papa Benedetto XV° soppresse la Congregazione dell’Indice dei libri proibiti, con il Papa Pio XI nel 1936 venne chiesto nuovo impulso alla Pontificia Accademia delle Scienze. E’ con Papa Pio XII con la sua encilcica Divino Afflante Spiritu (1943), che si inaugurò la nuova stagione degli studi biblici cattolici, favorendo l’inizio della soluzione del problema tra bibbia e scienza. Nella seconda metà del XX secolo, con l’avvento in Europa delle democrazie, la scienza si sentì più libera. L’icona di riferimento diventa la rete che collega tutti i viventi.
Anche la teologia a partire dagli anni ’70 beneficia di una nuova stagione a servizio della vita. Quel che è certo è che la storia della vita è un fenomeno molto complesso: senza dubbio l’evoluzionismo rappresenta, a tutt’oggi il miglior modello che abbiamo a disposizione per interpretarla. L’evoluzionismo ha studiato anche le reazioni dei teologi e delle chiese, sia in forma negativa che positiva.
Con il Concilio Vaticano II, la Chiesa Cattolica con riguardo al nostro tema, ha compiuto due importanti passi:
– Accoglienza della dinamicità evolutiva propria della cultura moderna;
– Accettazione della Sacra Scrittura come parola umana, che veicola un messaggio ispirato da Dio per quanto concerne il contenuto religioso ma, non il contenuto storico o scientifico (Encicliche Gaudium et Spes 5; Evangelium Vitae, I, 1331; Evangelium Vitae, I,892; Dei Verbum 12.). Questo nuovo clima preparò la strada all’intervento di Papa Giovanni Paolo II il quale il 22 ottobre del 1996, con un messaggio ai Membri dell’Accademia Pontificia delle Scienze, Giovanni Paolo II riconosce la serietà culturale della teoria dell’evoluzionismo e legittima la distinzione tra i due metodi di ricerca, scientifico e teologico, i quali, in modo autonomo, studiano gli aspetti empirici e quelli spirituali della realtà umana.
Dott.ssa Manila Di Gennaro (Teologa)