Homepage LE NOVE ARTI Roma, “Re-creatures”: tanti gli eventi di maggio alla Pelanda

    Roma, “Re-creatures”: tanti gli eventi di maggio alla Pelanda

    5:49 am
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    ROMA – La Pelanda si apre al pubblico con un nuovo movimento delle apparizioni artistiche di re-creatures. Il programma a cura di Ilaria Mancia è composto da installazioni e momenti performativi che attiveranno gli spazi in sinergia con le altre attività di formazione, ricerca e produzione che si svolgono al Mattatoio. Le artiste e gli artisti protagonisti della programmazione di re-creatures sono tra i più rilevanti della scena performativa e delle arti visive nazionale e internazionale.

    Re-creatures è un invito alla condivisione pubblica di un reticolo multiforme di proposte legate ai diversi linguaggi delle arti performative, nella convinzione che la ricerca artistica e le pratiche discorsive e critiche siano gli strumenti più efficaci per superare le chiusure identitarie, attivare un dialogo (anche fra le diverse specie), evitare escalation conflittuali, elaborare la follia della distruttività umana. Oggi più che mai.

    Dopo una residenza all’interno del progetto Prendersi-cura, MP5 – artista not* per il suo incisivo stile in bianco e nero, che utilizza in numerosi e differenti media, e per il suo lavoro legato  alla scena trans queer e femminista, e art director di CHIME Zine, pubblicata da Gucci – aprirà il suo processo di lavoro in movimento immagine  (5 e 6 maggio 2022) che ha visto intrecciare la sua pratica artistica con quella del coreografo Alessandro Sciarroni – Leone d’Oro alla carriera per la Danza alla Biennale di Venezia 2019, le cui creazioni sono rappresentate in tutto il mondo.
    La serata del 6 maggio vedrà in scena anche la compagnia Dewey Dell – collettivo di danza e performing arts fondato nel 2006 a Cesena ora diretto da Teodora e Agata Castellucci – con Deriva Traversa, un’indagine sulla figura del pastore, nel rapporto esclusivo con gli animali che custodisce e la poesia che ne scaturisce.

    Il 14 maggio, in occasione de “La notte dei musei”, Marco Torrice – danzatore, insegnante di danza e coreografo di base a Bruxelles – presenterà al pubblico Melting Pot, esito del laboratorio di danza all’interno del programma Traiettorie (percorso di laboratori gratuiti “Ricreazione” del Mattatoio) che si basa su una pratica di movimento sviluppata dallo stesso coreografo, incentrata sul ritmo, che combina diversi stili di danza e approcci alla performance. Il laboratorio esplora l’idea di “immaginario” individuale e collettivo, e le diverse possibilità di condivisione e partecipazione a questo immaginario, attraverso il movimento.

    Il 17 e 18 maggio sarà la volta della compagnia teatrale Motus – fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre premi UBU e prestigiosi premi speciali e che produce spettacoli di grande impatto, capaci di prevedere e raccontare le più aspre contraddizioni del presente – con You were nothing but wind, un gesto scenico performativo che si concentra sulla figura di Ecuba incarnata dall’artista e performer Silvia Calderoni.
    Industria Indipendente – collettivo di ricerca, dedito al teatro e alle arti performative, fondato da Erika Z. Galli e Martina Ruggeri, il cui processo artistico attraversa linguaggi e pratiche differenti – condurrà il laboratorio UUUUUUUUUUU! How To Make Merende all’interno di Traiettorie: il 21 maggio, a conclusione delle giornate di laboratorio, una serata aperta al pubblico consentirà di attraversare quanto costruito nei giorni precedenti.

    Il 22 maggio Muna Mussie – artista di origine eritrea che tra gesto, visione e parola, indaga i linguaggi della scena e delle performing arts per dare forma alla tensione che scaturisce tra differenti poli espressivi – realizzerà l’azione performativa Oblio/Pianto del Muro. Una declinazione del progetto Oblio per gli spazi del Mattatoio, ideata durante un periodo di residenza all’interno di Prender-si cura. Oblio/Pianto del Muro chiama in causa il diritto al pianto e al lamento attraverso la pratica del ricamo che celebra l’oblio passato e presente affinché non sia eredità del futuro. Nei giorni successivi all’azione – fino al 5 giugno – i fruitori dell’installazione sono invitati ad attraversare e abitare il corridoio interno al muro e a sfilare il ricamo, ad essere a loro volta attivi nella riappropriazione dell’oblio pubblico e privato, portandolo con sé.

    Simone Aughterlony – artista indipendente che vive tra Zurigo e Berlino, premio dello Stadt Zürich (2011), e il BAK come miglior performer (2015) – porta in scena il 26 e 27 maggio, insieme a Jen Rosenblit, Everything fits in the room, una performance che indaga la relazione con lo spazio attraverso un complesso rapporto con l’ordine, che incoraggia crepe e perdite all’interno di architetture fatte per incontri e ritrovi, proponendo pratiche che non rinunciano alla cura, al pericolo e all’amnesia.

    Il 27 maggio Riccardo Benassi – poeta dall’approccio multidisciplinare la cui pratica basata principalmente sul media del linguaggio, che riflette sull’impatto delle tecnologie nella nostra quotidiana relazione con lo spazio e con le persone – porterà negli spazi della Pelanda Dancefloorensick, una serie di video-essays divisa in sei capitoli che compongono un unico flusso, suonando come un mixtape. Una collezione d’appunti che ambiscono alla poesia sapendola irraggiungibile.
    Il 28 maggio, a chiudere questo movimento di re-creatures: Echoic Choir, la nuova collaborazione tra Stine Janvin, vocalista, performer e sound-artist, e Ula Sickle, coreografa e performer che con un background in danza contemporanea, lavora attraverso le discipline, attingendo dalla musica contemporanea e dalle arti visive. Echoic Choir evoca il rituale dello stare insieme su una pista da ballo circondati dalla musica, nelle tarde ore della notte. Fondato sul potere sonoro delle voci e della risonanza spaziale, il progetto intende creare uno spazio collettivo e immersivo sensoriale, posizionando le/gli spettatrici/spettatori e i performer in uno spazio condiviso, come in un rave o in un night club. Il suono, la coreografia e gli aspetti visivi del lavoro, come per esempio la luce, creano una forte esperienza sinestetica per il pubblico.