TORINO – Da giovedì 7 dicembre a sabato 6 gennaio gli spazi ipogei delle cucine storiche di Palazzo Carignano ospitano “Once upon a time. C’era una volta”, la prima mostra personale a Torino dell’artista argentina Marcela Cernadas. Ideata appositamente per questi ambienti, l’esposizione si sviluppa in stretta connessione con la sfera narrativa del racconto, all’insegna del titolo ‘C’era una volta’, incipit per antonomasia di storie che si dipanano nel tempo in scansione diacronica.
La poetica di Cernadas si disvela infatti per gradi, segnando corrispondenze, importanti e per nulla casuali, con le stratificazioni storiche e architettoniche della residenza dei principi di Carignano, costruita a partire dal 1679 su progetto di Guarino Guarini per volontà di Emanuele Filiberto, principe di Savoia-Carignano. Attraverso la scala elicoidale, detta di ‘mezzanotte’, si giunge nei locali seminterrati delle cucine storiche dell’edificio barocco, in cui le opere di Cernadas si pongono in dialogo con la peculiare articolazione dell’architettura guariniana. Il percorso espositivo propone 11 opere, dalle risografie della serie Tears a installazioni video e sonore, sino a interventi site-specific che configurano una dimensione concettuale ed emotiva, nell’aura di una sospensione metafisica che mira anche alla rivelazione inattesa. L’esigenza di una stretta interconnessione con i locali espositivi tocca il culmine nello spazio ellittico del seminterrato, giocato su quell’alternanza tra superfici concave e convesse che in tutto l’edificio caratterizza la ricerca delle volumetrie guariniane, a partire dal celebre prospetto curvilineo su piazza Carignano. Al centro dello spazio ellittico, fulcro dell’intero ambiente, trova collocazione Once upon a time, video installazione che proietta sulla volta l’immagine dinamica di una vegetazione, nell’intento di schiudere nell’oculo centrale un varco verso il cielo.
La riflessione sulla natura e sull’uomo quale parte integrante di essa, presente nell’intero nucleo di opere esposte, resta di fatto elemento sostanziale nella rielaborazione estetica di Cernadas, in cui la natura è accostata al concetto di effimero, inteso nell’accezione positiva di campo privilegiato di indagine in cui sussiste la possibilità di molteplici e infiniti inizi.
Costante, nell’opera di Cernadas, è il riferimento alla scrittura quale strumento di riflessione semantica: il titolo favolistico della mostra e i manifesti presentati in due installazioni inedite focalizzano l’interazione uomo-natura ponendo lo spettatore di fronte al compito fondamentale di definire formule di armonica convivenza. Tale compito è continuo: l’artista concepisce questa mostra come un percorso che idealmente aspira a propagarsi oltre la scala elicoidale di risalita, tracciando una via possibile verso la riscoperta di una temporalità naturale e soggettiva.
Venerdì 15 dicembre alle ore 11.00 l’artista incontra il pubblico per il talk Once upon a time, che, dopo l’introduzione di Elena De Filippis, Direttrice regionale Musei Piemonte, e Angela Maria Rita Farruggia, Direttrice di Palazzo Carignano, vede Marcela Cernadas in dialogo con Chiara Massini, curatrice della mostra, e Silvio Ferrero, presidente del Comitato Arte alle corti.
Marcela Cernadas (Campana, Argentina, 1967). Attualmente attiva tra Spagna e Italia, la sua pratica spazia tra fotografia, video, installazione, pittura, scultura, poesia e performance, attraverso cui esplora la possibilità di un confronto con i concetti fondamentali dell’esistenza umana. La ricerca di Cernadas muove dal legame profondo tra arte e vita e le sue opere sono il frutto di un lavoro di cura e pazienza, in cui il gesto creativo dirada la percezione del tempo. Ha ricevuto il Premio video arte della Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Benevento e il Premio Glass in Venice dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Il suo lavoro è stato oggetto di esposizioni in diverse istituzioni internazionali, come il Centre Pompidou di Parigi, il Museo National Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Fundaciò Joan Miró di Barcellona, il Frauenmuseum, di Bonn, il Galata Museo del Mare di Genova, il MACRO di Roma, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia e La Biennale di Venezia