ROMA – Mercoledì 7 luglio 2021, a partire dalle ore 18 nella Sala Auditorium del Palazzo delle Esposizioni, si terrà l’Omaggio ad Angelica Savinio. La proprietaria, direttrice e curatrice della Galleria Il Segno di Roma sarà ricordata dalle figlie Enrica e Francesca Antonini e attraverso le testimonianze di amici artisti, critici, storici dell’arte e scrittori, lette dagli attori Mily Cultrera e Filippo Tirabassi accompagnati dalle improvvisazioni musicali di Luca Chiaraluce.
L’Omaggio, organizzato in collaborazione con le eredi della gallerista, è promosso dall’Assessorato alla Crescita culturale e realizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo nell’ambito della sua missione di “Polo dell’arte e della cultura contemporanea”.
È il primo di una serie di approfondimenti che accompagnerà il progetto di ricerca “Mostre a Roma 1970-1989” ideato con lo scopo di incrementare la conoscenza e la divulgazione dell’attività espositiva romana, promosso e condotto dall’Azienda Speciale Palaexpo con la collaborazione della Fondazione La Quadriennale di Roma e che in questa occasione viene presentato al pubblico e reso fruibile. Si tratta di un database gratuitamente consultabile cui si accede attraverso il portale del Palazzo delle Esposizioni: mostrearoma1970-1989.palazzoesposizioni.it.
Il progetto di ricerca e il relativo database, condotto con la direzione scientifica di Daniela Lancioni e la collaborazione di Paola Bonani, raccoglie la documentazione delle mostre che si sono tenute a Roma nell’arco degli anni Settanta e Ottanta. Si tratta di un lavoro consultabile in progress, pubblicato con una iniziale raccolta di dati che sarà arricchita e costantemente aggiornata in tempo reale. In occasione della sua presentazione e dell’Omaggio ad Angelica Savinio, grazie alla generosa disponibilità di Enrica e di Francesca Antonini, il database è stato arricchito dell’intera documentazione reperibile sull’attività svolta dalla Galleria Il Segno tra il 1970 e il 1989.
Angelica Savino
La figura di Angelica Savinio, scomparsa nel 2020 all’età di novantadue anni, è nota. La fama e la stima che la investono non le derivano dall’essere stata la figlia di Alberto Savinio o la nipote di Giorgio de Chirico, ma dall’attività della Galleria Il Segno che ha condotto con estro per cinquant’anni. Situata in via Capolecase a Roma, a due passi da Trinità dei Monti, la galleria, fondata nel 1957 da Carla Panicali e da Bruno Herlitzka, venne rilevata nel 1964 da Angelica Savinio che ne mantenne il nome – chiaro, significativo, con la bella grafia sgranata – e la specializzazione interessandosi, nel corso degli anni, soprattutto, ma non solo, alle opere d’arte affidate al delicato supporto della carta. Inaugurò con una mostra di disegni e tempere di Piero Dorazio e a lungo coltivò con assiduità un novero di artisti, divenuti amici, che al segno erano pronti a riconoscere potere espressivo: Achille Perilli, Toti Scialoja, Gastone Novelli, Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Guido Strazza, Ruggero Savinio, Giulio Turcato, Fausto Melotti, Osvaldo Licini, Tancredi, Giulia Napoleone. Quanti hanno conosciuto Angelica Savinio ricordano la sua cultura, mai ostentata, che solo trapelava, come solida base, nelle imprese eccezionali, come le mostre di Jean Dubuffet (1967), Hans Richter (1969 e 1970), Pierre Klossowski (1969), Hans Bellmer (1970 e 1975), Max Ernst (1972), Hans Arp (1972), Le Corbusier (1976). Sostenitrice della buona pratica della collaborazione, tra il 1975 e il 1979, insieme all’Istituto Austriaco di Cultura o al Goethe Institut, propose mostre che con piglio originale, persino tagliente forse, parteciparono alla disputa, allora accesa, sul primato del disegno e sulla prassi della citazione: “Nuova pittura in Austria 1923” con opere tra gli altri di Gustav Klimt e Oskar Kokoschka, “Aspetti del Simbolismo” e “I Nazareni e il loro tempo”, queste ultime due curate con Mario Quesada. Non ultimo, Angelica Savinio seppe costantemente cogliere e tradurre con il proprio sguardo la vitalità delle nuove generazioni che a ondate diverse approdarono al Segno con le mostre di Sylvano Bussotti, Claudio Cintoli, Enzo Cucchi (autore di una prodigiosa mostra dedicata al Palazzo cosiddetto “dei pupazzi” dove ha sede la galleria), Alessandra Giovannoni, Andrea Aquilanti, Maurizio Pierfranceschi, Gregorio Botta e di molti altri. I più giovani tra questi le vennero proposti dalla figlia Francesca, alla quale, infine, nel 2014 consegnò la galleria che prese allora il nome di Francesca Antonini Arte Contemporanea.
Per ammissione della stessa gallerista, Il Segno non fu una galleria di tendenza. Non difettò, invece, di coerenza nell’ininterrotta elaborazione di un programma culturale che per lungo tempo ha arricchito la città di Roma di un luogo, alla portata di tutti, dove cogliere l’arte nella sua fragranza.
A ricordare Angelica Savinio le testimonianze di Enrica e Francesca Antonini, Giuseppe Appella, Margherita Belardetti, Silvia Bignardi Angelotti, Umberto Bignardi, Gregorio Botta, Emanuela Canali, Silvia Carandini, Nicoletta Cardano, Giorgio Chierici, Giovanna De Feo, Massimo Di Carlo, Alessandra Giovannoni, Luisa Laureati Briganti, Gloria Manghetti, Maurizio Pierfranceschi Ludovico Pratesi, Marina Premoli, Ruggero Savinio, Nicola Selva Bonino, Alessandro Tinterri, Nina Tirabassi, Lorenza Trucchi.
MOSTRE A ROMA 1970-1989
Progetto di ricerca dell’Azienda Speciale Palaexpo realizzato con la collaborazione della Fondazione La Quadriennale di Roma.
Molti degli altri dati e dei materiali sino ad ora inseriti sono frutto della generosa disponibilità di artisti, galleristi, critici e fotografi che, nel tempo, hanno messo a disposizione i loro personali archivi. Collaborazioni che ci auguriamo di poter incrementare, con l’auspicio anche di attivare una serie, il più ampia possibile, di rimandi ad altre ricerche già pubblicate online.
In questa direzione si articola anche la prestigiosa collaborazione con La Quadriennale di Roma, che metterà a disposizione del database i materiali relativi alle mostre romane, conservati e consultabili presso l’Archivio Biblioteca della Fondazione (inviti, piccoli cataloghi editi dalle gallerie, comunicati stampa). Per quanto riguarda invece l’ampia documentazione dell’attività espositiva delle rassegne promosse dalla stessa Quadriennale, gli utenti saranno indirizzati al sito istituzionale della Fondazione.
Nel progetto “Mostre a Roma 1970-1989” la scelta di assumere come punto di osservazione privilegiato il momento espositivo deriva dalla consapevolezza, maturata da diversi decenni tra gli storici, dell’importanza che esso riveste nel processo di comprensione dell’opera d’arte e del suo contesto. L’interesse per le mostre deriva anche dall’ipotesi che esse siano l’espressione di un pensiero e di un comportamento democratici. Storicamente subentrate al declino del mecenatismo e prevalentemente estranee alla convocazione demagogica delle masse, le mostre – dalle origini che Francis Haskell riconduce nella Roma nel XVII secolo alla consuetudine di esporre nei chiostri delle chiese opere appartenenti ai privati fino alle più recenti metamorfosi che ne esaltano la funzione di riti collettivi e partecipati – implicano la presenza di numerosi soggetti e di diversa estrazione sociale più di quanto non accada in ogni altra circostanza legata all’epifania dell’opera.
L’intenzione di circoscrivere la ricerca alla città di Roma deriva dalla convinzione che solo la prossimità fisica a un territorio sia in grado di garantire una raccolta di dati capillare da offrire agli studiosi con la speranza – per riprendere l’auspicio di Borges e Bioy Casares – che questi possano trarre dal nostro lavoro meramente descrittivo o informativo, proficue conclusioni o mirabili astrazioni (Cronache di Bustos Domecq).
Il limite temporaneo del progetto, invece, ha origine dalle mostre e dalle pubblicazioni dedicate agli anni Settanta promosse in passato dal Palazzo delle Esposizioni. La ricerca viene ora ampliata al decennio successivo con l’idea di raccogliere la conoscenza di fatti, opere, interventi critici cui attingere per progettare le iniziative che il Palazzo delle Esposizioni dedicherà agli anni Ottanta.