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    La Prima Guerra Mondiale: il valore delle Portatrici Carniche

    5:58 am
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    PALUZZA (UD) – Le Portatrici abitavano nell’area montuosa della Carnia, al confine con l’Austria, di età compresa tra i 18 e i 50 anni. Erano circa 2000 unità e svolsero il loro meritorio servizio dal giugno 1915 a ottobre 1917. Per comprendere il valore e l’importanza di queste donne eroiche è stato intervistato Luca Piacquadio, direttore del Museo della Grande Guerra Timau (Paluzza); la struttura museale ospita una Sala con cimeli e memorie delle Portatrici.

     

    Chi erano e quante erano le Portatrici?

    Le portatrici erano donne che abitavano la zona montuosa della Carnia, al confine con l’Austria, in Friuli, all’inizio del secolo scorso e furono impiegate durante la grande guerra 1915/1918 a supporto dello sforzo bellico dell’Esercito Italiano schierato sulle cime sovrastanti i loro paesi natii ove, sulla linea dell’attuale confine di stato, correva il fronte della Grande Guerra. La loro età era compresa tra i 18 e i 50 anni. Furono impiegate in un numero di circa 2000 unità e svolsero il loro meritorio servizio per 26 mesi dal giugno 1915 a ottobre 1917, data tristemente nota per la sconfitta di Caporetto e la successiva invasione da parte del nemico di tutto il Friuli e buona parte del Veneto fino al fiume Piave, con la conseguente fuga da questi territori di quasi tutti i civili comprese le eroiche portatrici.

     

    Quali erano le motivazioni che spinsero queste donne ad essere Portatrici?

    Con lo scoppio della guerra, le valli della Carnia si trasformarono in zona militare a tutti gli effetti… con l’arrivo di migliaia di soldati italiani la vita quotidiana di queste valli cambiò radicalmente. Uno dei problemi che subito si presentarono ai comandi militari fu quello di rifornire le truppe di prima linea e, considerato che non erano ancora state realizzate strade di accesso, mulattiere, e neppure le  teleferiche – che dal 1916 furono usate in maniera proficua e massiccia – tutto quello che serviva per la vita e l’attività bellica del nostro Esercito doveva essere trasportato sulle cime per mezzo dei militari, sottraendo però forze importanti al notevole sforzo bellico. Fu in questo frangente che, su suggerimento dell’allora parroco di Timau Pre Florio Dorotea, si decise di chiedere il supporto delle donne locali, che erano perfette per questo tipo di servizio in quanto erano da sempre impegnate nella grama vita di contadine di alta montagna, dove si recavano per il pascolo degli animali, per la fienagione e per portare a valle la legna necessaria per vivere e affrontare i lunghi e rigidi inverni. Le donne di Carnia risposero alla chiamata del Comando militare con la stessa filosofia e rassegnata serenità dei soldati chiamati alla guerra…“si doveva andare e dunque si andava”! Per molte di loro fu questo anche un motivo di emancipazione, considerato che il loro faticoso servizio veniva retribuito regolarmente: visti i tempi che correvano, guadagnare qualcosa per aiutare a crescere i figli e la famiglia non era proprio così scontato… la presenza di tanti giovani soldati di cui alcuni paesani, mariti, fratelli in prima linea fu sicuramente un altro motivo decisivo per queste donne eccezionali che usavano dire: “Andiamo su da quei poveri soldati che hanno bisogno di tutto”.

     

    In quali aree delle Alpi hanno operato?

    Le portatrici furono impiegate in Carnia, nelle Valli del Natisone (attuale confine con la Slovenia), e in Alto Cadore, provincia di Belluno in Veneto. Anche in Trentino e sul resto del fronte alpino le donne furono impegnate per lavori di supporto all’attività militare: una differenza sostanziale tra tutte le donne che hanno contribuito all’ingente sforzo bellico e le portatrici carniche è la vicinanza alla prima linea, che a ogni servizio in quota le donne di Carnia dei Comuni di Paluzza, Forni Avoltri, Paularo, Arta Terme dovevano raggiungere con tutti i rischi del caso. Quattro di loro presenti sul fronte di Timau furono ferite dal fuoco nemico, pallottole e schegge, una di queste – Maria Plozner Mentil – fu colpita mortalmente nel 1916 diventando così il simbolo dell’eroismo e del sacrificio di tutte loro.

     

    Alla fine della Prima Guerra Mondiale lo Stato ha riconosciuto il ruolo e il contributo di queste valorose donne alla vittoria?

    Dopo la fine della Grande Guerra  le donne di Carnia tornarono a vivere nelle loro valli, dove le loro gesta si sono narrate fino ai giorni nostri. Lo Stato ha riconosciuto il loro valore con una legge, la n. 263 del 18.03.1968, con la nomina di tutte le portatrici carniche ancora in vita del titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto, con medaglia d’oro in ricordo e un piccolo vitalizio di lire 60.000 all’anno. In tempi più recenti, nel 1997, il Presidente della Repubblica salì a Timau per concedere motu proprio la M.O.V.M. alla eroica Maria Plozner Mentil di Timau, unica donna colpita in prima linea durante la prima guerra mondiale.

    Paluzza fu anche l’unico comune in Italia ad avere una caserma intitolata ad una donna, appunto Maria Plozner Mentil. La caserma fu sede di gloriosi reparti alpini fino al 1990 e dopo essere stata donata nel 1997 dallo Stato al Comune di Paluzza, nel 2016 è stata demolita in quanto lo stato di deterioramento della struttura lo ha reso necessario. Le portatrici non erano militari, quindi non fu possibile equipararle ai soldati che fecero la guerra… questo venne ovviato nel tempo e oggi possiamo affermare che lo Stato, anche se in ritardo, si ricorda delle sue eroiche figlie di Carnia.

     

    Quali riconoscimenti hanno avuto e attualmente ci sono monumenti / epigrafi che le ricordano?

    Attualmente esiste un monumento nazionale a Timau dedicato alla loro memoria, dove si trova anche il sacrario militare – ove riposano 1800 caduti della Grande Guerra e la Medaglia d’Oro al Valor Militare Maria Plozner Mentil. Sempre a Timau dal 1992 è attivo il Museo della Grande Guerra, al cui interno si trova la Sala dedicata alle portatrici carniche, con cimeli a loro appartenuti e dove la loro memoria ha trovato casa. A Malpasso sopra Timau una targa ricorda il luogo dove Maria fu mortalmente colpita. Un parco della rimembranza si trova anche nel Comune di Sabaudia, nell’Agropontino, parco voluto dai fondatori in memoria della loro terra natia. Nel museo della Terza Armata a Redipuglia è visibile un manichino che riproduce fedelmente una portatrice carnica donata dal Museo di Timau.

     

    Attualmente esistono associazioni che fanno attività di memoria sul tema delle Portatrici?

    L’Associazione Amici delle Alpi Carniche è attiva da fine anni ’80 nell’alta Valle del But con sede a Timau; l’Associazione gestisce il Museo della Grande Guerra di fondo valle e il Museo all’aperto Freikofel-Passo Cavallo-Pal Grande e si occupa di mantenere viva la memoria e di divulgare le gesta delle donne di Carnia. L’Associazione nasce per volontà del Commendatore Lindo Unfer che costituì un Comitato per la realizzazione del monumento alle portatrici nel lontano 1988. Da questo comitato, di cui facevano parte Ufficiali dell’Esercito, Senatori, Sindaci, Sacerdoti e parenti in via diretta di portatrici e soldati della prima guerra mondiale. Da allora, grazie all’impegno e al costante lavoro di queste persone prima e ora di chi continua la meritoria opera di divulgazione delle vicende di queste donne dopo, queste sono sempre più conosciute anche in zone di Italia lontane da noi e non solo. Abbiamo infatti avuto contatti con università francesi, austriache, americane, che hanno tenuto conferenze nelle loro sedi riportando e divulgando quanto appreso nelle loro visite in museo. Grazie al nostro supporto ci sono altre associazioni in Piemonte, Veneto e Lombardia che hanno iniziato a divulgare le vicende di queste donne nelle scuole e mediante conferenze a tema sul territorio.

    Inoltre, la nostra Associazione ha collaborato con diversi scrittori che, con i loro romanzi, hanno contribuito a far conoscere queste eroiche vicende a chi le ignorava, ed a renderle ancora più visibili a chi già aveva avuto modo di apprenderne la storia.

    Nella foto: Monumento alle Portatrici Carniche, Timau.