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    Intervento del Movimento per la Vita di Civitavecchia sulla sepoltura dei feti umani derivanti da aborti naturali e/o volontari

    10:36 am
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    CIVITAVECCHIA – In questi giorni infuria una polemica che la nostra città ha già vissuto, qualche decennio fa: la polemica sulla possibilità di inumare embrioni e feti umani, derivanti da aborti naturali e/o volontari. Questa attività, pienamente legale, trova spazio nell’articolo 7 comma 2 del Dpr 10 settembre 1990, n. 285, che prevede l’inumazione dei “prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina”. La stessa norma stabilisce anche che “a richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane”.

    La lettura del decreto viene poi completata da una circolare ministeriale del 16 marzo 1988, firmata dall’allora Ministro della Salute Carlo Donat-Cattin: “Il seppellimento – si legge – deve di regola avvenire anche in assenza di richiesta dei genitori, posto che lo smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali urta contro i principi dell’etica comune”.

    Tra l’altro anche il regolamento di Polizia Mortuaria del Comune di Civitavecchia, recentemente approvato, prevede che un’apposita area cimiteriale sia destinata all’inumazione dei feti umani. Ora, a fronte di una normativa tanto chiara, molte regioni e decine di ASL si sono espresse consentendo la procedura di sepoltura dei feti umani, in collaborazione con alcune associazioni, tra cui l’ADVM ( Associazione Difendere la Vita con Maria).

    Il Movimento per la vita di Civitavecchia – che, com’è noto, è impegnato dal 1981 a sostenere la vita nascente, contribuendo ad aiutare centinaia di madri ad accogliere la vita – appoggia la battaglia per la sepoltura dei feti umani, per alcune semplici motivazioni. L’opera della nostra associazione è volta anzitutto alla tutela della madre e del nascituro, mettendo a disposizione della famiglia o della futura madre, risorse materiali, generi per neonati, ed ogni sorta di aiuto, anche economico (Progetto Gemma): in questi 36 anni di lavoro sono nati, grazie a questo sostegno costante nel tempo, circa 200 bambini che altrimenti non avrebbero visto la luce, a rischio aborto, mentre centinaia di famiglie numerose sono state sostenute con varie forme di aiuto. E’ inoltre attivo un numero verde nazionale 8008-13-0000, cui la madre in difficoltà può rivolgersi, in ogni momento, per chiedere aiuto e sostegno gratuito.

    Nel momento in cui, tuttavia, la vita umana concepita non venga accolta, siamo convinti che essa non deve finire tra i rifiuti, e non può essere considerata spazzatura. Già molti anni fa, ricordavamo sopra, in città furono raccolte 5000 firme per la sepoltura dei feti umani.

    Ora, a fronte di una decisione tanto sofferta quanto grave, l’aborto volontario, ovvero la deliberata soppressione di un essere umano a pieno titolo (come il Comitato nazionale per la Bioetica ha definito il concepito), siamo anche consapevoli che non possiamo aggiungere anche il disprezzo del considerarla come un rifiuto, anche se “speciale”, perchè termine ultimo è sempre la discarica. Ecco che, allora, si prospetta una possibilità, quella di inumare con il rispetto dovuto alla vita umana, quel che rimane di esseri umani non nati.

    Settemila a Civitavecchia, sino ad oggi, dal 1978. Certo uomini e donne, che potevano essere risorse per la nostra città e per il nostro paese, sono stati passati per i camini degli inceneritori. Eppure ognuno di noi, prima di nascere, è stato embrione e feto, ed ogni madre ha detto: aspetto un figlio (non “aspetto un feto”). Venire incontro alle esigenze di queste mamme per la salvezza e la nascita del proprio bambino è il nostro primo imperativo, ma quando questa vita umana viene spezzata, è ingiusto che finisca tra i rifiuti.

    Tanto più che la Regione Lombardia, ad esempio diventerà la prima in Italia a permettere “agli animali di affezione di essere tumulati nello stesso loculo del defunto o nella tomba di famiglia” su volontà del defunto o su richiesta degli eredi. Se questo diritto spetterà agli animali, perchè no ai figli non nati?

    La testimonianza di una madre: “Mi angoscia pensare che i resti del mio bambino verranno bruciati come rifiuti. Dicono che bruciano i feti a parte, ma poi le ceneri dove le mettono?” e un’altra: “Purtroppo sono moltissime le gravidanze che esitano nella morte del bambino durante l’attesa (non lo chiamo volontariamente “feto”, un termine medico e poco consono… Avete mai sentito una coppia annunciare alla famiglia “aspettiamo un feto”?? No, e lo sapete perché?? Perché nel loro cuore è già un bambino. Il LORO bambino. E la morte di un figlio getta tutti nello sconforto, nel dolore più totale. E in quelle porzioni di cimitero, insieme ai bimbi abortiti, ci finiscono anche i bimbi amati, voluti, attesi e cercati, volati via troppo presto per poter ottenere un rito funebre e un riconoscimento come esseri umani, e troppo tardi per essere considerati “mai esistiti” dai loro genitori”.

    Fausto Demartis, Presidente del Movimento per la Vita – centro di aiuto alla vita di Civitavecchia