CIVITAVECCHIA – Ho sempre pensato alla fotografia come mezzo di denuncia sociale. Tra i diversi lavori di reportage fotografici condotti in questi ultimi anni, mancava quello sul tema “plastica”: un argomento di gran moda oggigiorno.
L’idea e la necessità quindi di documentare il problema della plastica in mare “pescata dai pescatori”, nasce, come spesso succede, dopo una chiacchierata..in questo caso una chiacchierata con Antonio.
Antonio è un “vecchio pescatore”, sceso a terra dopo diversi decenni di mare. Ha passato il timone e le reti a suo figlio e ora, a parte fare il nonno, passa il tempo a sbrigare le solite pratiche, pagare le bollette, andare tutte le mattine in Cooperativa per gli aggiornamenti sulla pesca… cose così. Un giorno mi dice di questa cosa dei rifiuti che tirano su con le loro reti, reti che vengono rotte da oggetti pesanti affilati che si impigliano causando dei pesanti danni alle loro attrezzature: cavi di acciaio, frigoriferi, lavatrici, biciclette, motorini, pezzi di automobili, per non parlare di copertoni, barili di vernice e plastica, plastica di ogni tipo!
Chiesi ad Antonio come gestivano la cosa e mi rispose: “La gettiamo nuovamente in mare”. Abbiamo provato a portarla a terra ma per noi diventa solo un problema nel problema.
A parte lo stupore, mi salì una forte rabbia. Gli chiesi un paio di giorni di tempo per documentarmi e capire “l’anello mancante” di questa filiera.
Lo trovai: la plastica in mare “non è di nessuno”, non la “produce nessuno”; non dispone di un codice CER e pertanto non si può “smaltire”. I pescatori, qualora la portassero a terra, dovrebbero smaltirla loro, tra l’altro a loro spese, come se fossero dei rifiuti prodotti da loro. Sapete quanta plastica si pesca ad ogni “calata”? Tanta!
La rete una volta riportata a bordo piena di pesce, viene aperta e ne fuoriesce il pescato che viene diviso per tipologia e taglia, lavato, messo nelle cassette che poi vengono prontamente riposte al fresco. Rimangono sulla poppa del peschereccio: bottiglie e buste di plastica di svariate grandezze e tipologie; cotton fioc; accendini, palloni, porzioni di “reti fantasma” e come menzionavo prima, copertoni e anche cose più ingombranti.
I pescatori sono le prime vittime di questo scempio e andavano sostenuti in questa loro richiesta di aiuto.
La cosa ebbe un esito positivo: il 3 Luglio 2018 la Regione Lazio insieme all’Arpa, Legambiente, COREPLA, alla presenza dell’Autorità di Sistema Portuale, della Capitaneria di Porto e di una rappresentanza di pescatori, hanno firmato il protocollo di intesa finalizzato al recupero e riciclo delle plastiche in mare (https://www.regione.lazio.it/rl_main/?vw=newsDettaglio&id=4491). Ad oggi, il porto di Fiumicino e di Civitavecchia si sono dotati di un cassone scarrabile per conferire la plastica pescata in mare. L’installazione rientra nell’ambito del progetto sperimentale ‘‘Lazio Fishing for Litter’’. Al rientro della loro battuta di pesca, oggi i pescatori possono scaricare sia il pesce che la plastica che recuperano nelle loro reti a costo ZERO.
C’è ancora molto da fare in questo settore: la plastica è stata un’invenzione che ci ha cambiato la vita, a volte migliorandola e semplificandola, però nessuno ci aveva detto, o forse non ce lo avevano detto abbastanza, cosa farne dopo terminato l’utilizzo; non ci hanno detto che la plastica sarebbe finita in mare e che si sarebbe frammentata in nano plastica e che questa sarebbe stata ingerita dai pesci, pesci che avremmo trovato sulle nostre tavole, nei nostri piatti… che la plastica avrebbe ucciso tartarughe, balene, delfini e uccelli migratori, e che invece, se adeguatamente riciclata, sarebbe potuta diventare anche una risorsa trasformandosi in piles, costumi da bagno, borse, scarpe o in altre bottiglie di plastica!
Durante le mie battute di pesca, ho avuto modo di conoscere più profondamente i pescatori e il loro magico mondo fatto di colori stupendi, attese silenziose, gesti semplici ma sinceri; ho spiato i loro movimenti, e tra le pieghe ruvide delle loro mani ho trovato la storia, la tradizione, la fatica, la saggezza e soprattutto l’amore per il mare.
Foto gentilmente concesse da Ivana Puleo
Articolo a cura di Ivana Puleo