Homepage CULTURA Il Museo d’Arte Orientale di Venezia vola in Giappone

    Il Museo d’Arte Orientale di Venezia vola in Giappone

    6:16 am
    SHARE

    VENEZIA – La collezione del Museo d’Arte Orientale vola in Giappone. Quaranta opere torneranno nel loro paese d’origine per una mostra dedicata alla tradizione artigianale del Paese del Sol Levante.

    The Tradition of Edo Creativity. The Skill and Soul of Craftsmen Give Birth to Japanese Beauty è l’esposizione che, nel grande museo Edo Tokyo della capitale nipponica, dal prossimo 8 febbraio illustrerà opere d’arte e altissimo artigianato, dedicando un’intera sezione alla collezione veneziana. Scatole e mobiletti in lacca, coppe per il sakè, abiti in seta e costumi teatrali, spade e dipinti incanteranno il pubblico giapponese come rapirono il principe Enrico di Borbone nel 1889 durante il suo lungo viaggio intorno al mondo. La sua collezione di oltre 30.000 pezzi, allestita a Venezia, in palazzo Vendramin Calergi prima e a Ca’ Pesaro poi, quando divenne proprietà dello Stato in conto riparazione danni di guerra, non smette di sollecitare l’interesse di studiosi e appassionati di tutto il mondo e giapponesi in particolare, configurandosi come una delle maggiori in Europa per l’arte giapponese del periodo Edo (1600-1868).

    Il Museo veneziano, che nel tempo ha implementato il nucleo originale già del Borbone, con ulteriori acquisizioni e donazioni,  da tempo ha catalizzato l’attenzione di associazioni giapponesi e italiane, volte alla valorizzazione e promozione della cultura giapponese nel mondo. Intensa è infatti l’attività del Museo sul fronte della promozione, studio e tutela, attraverso accordi con stakeholder e atenei italiani e stranieri, tra le quali si contano straordinari gioielli come due dipinti autografi di Hokusai, opere di Sosen, antiche sculture buddhiste del periodo Kamakura (1185-1333), opere khmer, antiche armature e preziose sete, una ponderosa collezione di stampe, tutte consultabili on line nei database del Ministero e della Ritsumeikan University di Kyoto, che ne ha curato la digitalizzazione.

    Molte di queste opere, per ragioni di spazio e corretta conservazione, sono ricoverate nei depositi del Museo ed esposte a rotazione, ma presto saranno visibili in maggior numero nella nuova sede individuata nell’ex chiesa di San Gregorio, per la sistemazione della quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo ha stanziato un importante finanziamento.