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    I tesori di Villa Giustiniani in Bassano Romano; viaggio tra l’astrologia e la rappresentazione delle stagioni

    10:03 am
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    BASSANO ROMANO – Nel cuore della tuscia viterbese, immersa tra alberi secolari di faggi, castagni e querce, si erge su un territorio collinare la città di Bassano Romano. Il luogo maggiormente suggestivo e ricco di fascino è sicuramente la Villa Giustiniani Odescalchi. Scopriamone insieme i tesori custoditi al suo interno attraverso l’intervista alla Dott.ssa Federica Zalabra, Direttrice di Villa Giustiniani in Bassano Romano.

     

    Quale è la storia di Villa Giustiniani – Odescalchi?

    La Villa è la creatura di Vincenzo Giustiniani, marchese e colto collezionista di arte antica e moderna. Tra le opere che facevano parte della sua collezione, esposta nel palazzo di Roma, a due passi dal Pantheon, c’erano molti dipinti di Caravaggio, in particolare il bellissimo Amor Vincit Omnia, oggi a Berlino. Vincenzo si dilettava di musica, pittura, architettura e la sua Villa a Bassano fu una sorta di buen retiro, ma anche luogo dove accogliere nobili e teste coronate per battute di caccia. Vincenzo aveva ereditato da suo padre questo palazzo che aveva fatto parte dei possedimenti della famiglia degli Anguillara. Oltre a far ampliare la costruzione e decorare molte sale, Vincenzo crea il magnifico giardino che oggi si estende per 23 ettari e che in origine copriva 40 ettari. Si tratta di un giardino fortemente modellato da Vincenzo che lo mette in relazione con il Palazzo e che lo fa “abitare” da strane creature scolpite in pietra: leoni, cerve, sfingi, sono ancora a ricordarci la complessità di una passeggiata nel parco del marchese Giustiniani. Una passeggiata che prevedeva l’ammirazione della natura, non a caso c’erano moltissimi alberi pregiati, ma anche contemplazione, studio, riflessione. Il grande decumano che ancora oggi parte dal Palazzo, si dirige per circa un chilometro verso l’imponente Rocca, casina di caccia e, al contempo, monumentale simbolo della famiglia. Infatti lo stemma Giustiniani è quello di una rocca sormontata da un’aquila nera. E su simboli, soggetti misteriosi e raffigurazioni enigmatiche è anche basata la decorazione delle sale.

     

    In alcune sale sono presenti simboli strettamente connessi con l’astrologia, può argomentarne il significato?

    Innanzi tutto va detto che l’astrologia faceva parte del bagaglio di un nobile del Seicento. Oroscopi, previsioni, interpretazione dei corpi celesti erano parte integrante della formazione di un intellettuale di questo periodo. Non dimentichiamo che in questi anni ci sarà una grande attenzione al cielo, anche e soprattutto per via degli studi che porteranno alla messa a punto del cannocchiale con il quale le stelle e i pianeti sembravano molto meno lontani. Non a caso molti palazzi avranno in questi anni decorazioni dedicati ai segni zodiacali e ai pianeti, come accade nel Casino Ludovisi dove Caravaggio nel 1597 aveva raffigurato le potenti figure di Giove, Nettuno e Plutone.

    Vincenzo non è da meno e quando affida a Albani, Domenichino e Guidotti le tre sale della nuova ala del suo palazzo sceglie proprio dei temi che se non possiamo definire astrologici, sono senza dubbio legati al cielo e alle sue stelle. Francesco Albani inizia con la Galleria sulla volta della quale dipinge la Caduta di Fetonte. Nella storia narrata da Ovidio il riferimento ai corpi celesti è presente: non solo il giovane Fetonte sfida suo padre, Apollo, Dio del Sole, ma senza che questi lo abbia autorizzato prende le redini del carro che trasporta l’astro solare e non sapendolo governare, causa danni alla natura e alle creature sulla Terra. Quale umano potrebbe tenere a bada il Sole? E’ un sogno impossibile e Ovidio ce lo dice con Giove che si vede costretto ad uccidere Fetonte. Albani rappresenta proprio questo momento terribile in cui Fetonte è colpito da un fulmine di Giove e cade inesorabilmente sulla terra. Nella volta, però, oltre alla sfera infuocata del Sole vediamo i segni zodiacali che testimoniano la corsa disperatissima dell’Auriga e del suo prezioso carico prima della fine.

    Alla luna, invece, viene dedicato il Camerino, luogo di riposo e studio che Vincenzo affida a Domenichino. Qui Diana, dea della Luna, viene rappresentata in diverse scene che ne mostrano gli aspetti più teneri e quelli più duri, in particolare quando condanna a morte il povero pastore Atteone che ha avuto l’ardire di spiarla al bagno con le sue compagne. Diana fa certo riferimento alla caccia, che qui a Bassano Vincenzo amava fare, ma anche ai segreti insondabili e oscuri di un corpo celeste per molti aspetti arcano. Non usiamo ancora l’aggettivo lunatica per definire una donna che cambia repentinamente atteggiamento e sentimento?

    Anche Guidotti, affidando la sua decorazione a figure allegoriche e cariche di un significato per certi aspetti ancora oggi non pienamente compreso, raffigura al centro della volta una figura muliebre che, seduta su un globo celeste, tiene nella mano destra un sole e una luna nella sinistra. Viene tradizionalmente interpretata come Felicità Eterna, ma forse è qualcosa di più complesso. Ancora però, una figura femminile legata al Sole e alla Luna.

    Felicità Eterna, Villa Giustiniani, Bassano Romano

    Quali sono i simboli e le allegorie rappresentate nelle stanze delle stagioni?

    Le quattro sale che oggi chiamiamo delle Stagioni presentano tutte un riquadro centrale al centro della volta con la raffigurazione delle stagioni: Primavera, Estate, Autunno e Inverno. Probabilmente si trattava di camere da letto e forse suddivise tra Vincenzo e suo fratello, il cardinale Benedetto. Questi riquadri sono stati fatti inserire da Vincenzo in una decorazione preesistente. Infatti le meravigliose grottesche che vediamo sono di una fattura che possiamo datare agli anni ’60 – ’70 del Cinquecento quando qui abitavano gli Anguillara. Perché dedicare sale alle Stagioni? L’idea del fluire della vita, appunto delle sue stagioni, e gli aspetti che ha ogni fase delle vita. Interessante notare che per la loro raffigurazione Vincenzo chieda al pittore, ancora sconosciuto, di prendere ispirazione dalle statue della sua collezione. Tra quelle scelte spicca l’Inverno che, secondo l’iconografia tradizionale, è rappresentato avvolto in un mantello e mentre si riscalda ad un braciere. La novità è che si tratta di un giovane e non del vecchio canuto che normalmente è sinonimo di ultima delle stagioni, fine del corso della vita. Con questo infreddolito Inverno di Vincenzo Giustiniani la vita sembra nascere!