SENIGALLIA (AN) – Grandissimo successo per lo spettacolo teatrale immersivo Chi ha paura dei Borgia? che ha avuto luogo dal 30 ottobre al 2 novembre scorso presso la Rocca Roveresca di Senigallia. Dietro la sapiente regia del regista Michele Pagliaroni e con la collaborazione dell’Associazione Culturale L’Estetica dell’Effimero, i visitatori si sono incamminati nelle stanze e lungo i secoli che la Rocca ha vissuto.
La realtà contemporanea è stata bruscamente interrotta dall’irrompere concitato dell’anno 1502, quando avvenne il cosiddetto eccidio di Senigallia perpetrato dal temutissimo Cesare Borgia: la Rocca si è animata dei nobili della corte Della Rovere, che, cercando di esorcizzare la paura di una fine imminente, si sono intrattenuti con vino e danze, mentre la Duchessa Giovanna si preparava all’arrivo del Duca Valentino.
Ha fatto capolino il Risorgimento, anno 1852, con il patriota senigalliese Girolamo Simoncelli, carcerato nelle prigioni sotterranee: la Rocca, all’epoca, era adibita a carcere pontificio.
Si sono sentiti gli schiamazzi e i dispetti degli orfanelli (orfani di guerra, figli di carcerati, ecc.), tenuti dalle Suore del Protettorato di San Giuseppe: la Rocca ebbe la funzione di ricovero e cura dell’infanzia abbandonata per almeno 25 anni, quando il Ministero delle Finanze la consegnò a quello dell’Educazione Nazionale nel 1932.
Nel secondo dopoguerra, infine, per la Rocca si avvicendarono proposte di destinazione d’uso e usi contingenti legati al periodo bellico (magazzini di generi di sussistenza militare, ricoveri antiaerei, depositi e casermaggi) e alle attività balneari della città (deposito Albergo Bagni), fino a proporne funzioni quali Sede del Fascio e Caserma per Giovani Fascisti, ma anche Biblioteca comunale negli ambienti del secondo piano. Anche di questo periodo i visitatori hanno conosciuto un’anima: il bagnino dell’Albergo Bagni che stava sistemando oggetti vari legati alla balneazione.
Sono state tante le persone che hanno partecipato all’evento, molti di Senigallia e molti da altri luoghi. È stato molto interessante notare la sorpresa che lo spettacolo ha suscitato, l’entusiasmo da parte dei visitatori nel partecipare alle danze rinascimentali o girare la Rocca senza sapere cosa aspettarsi dietro l’angolo o nella stanza accanto, lasciarsi guidare da rumori, voci, musiche. Vivere il museo in modo nuovo, lasciando che a narrare siano i fatti stessi, riconoscere la storia che già conosciamo ed interrogarsi su vicende meno note eppur sempre vere e vissute.
La Rocca è stata la vera protagonista di questa esperienza teatrale immersiva: come madre severa e accogliente ci ha mostrato come ha protetto, accolto, imprigionato, salvato, nascosto tutti coloro che in essa hanno trovato rifugio. Ora, sempre al passo con i suoi tempi, da simbolo di guerra ed esclusione è diventata simbolo di pace ed inclusione: attende tutti coloro che intendono conoscerla con attività didattiche, mostre, conferenze, visite guidate e animate e modi sempre nuovi di vivere un’esperienza museale.