VITERBO – In occasione della Giornata mondiale contro l’uso e il traffico di droga, Don Alberto Canuzzi, Presidente del CeIS San Crispino di Viterbo, a riguardo del futuro del sistema dei servizi a 30 anni dal DPR 309/90, ribadisce come sia necessaria un’azione urgente e unitaria nel settore delle dipendenze da sostanze e da alcol perché, purtroppo, i “boschetti della droga” sono dietro l’angolo e in ogni città. Un fenomeno che purtroppo riguarda sempre più persone e sempre più giovani.
“E’ da tempo – afferma Don Alberto – che chiediamo attenzione e un piano educativo integrato, continuativo e con finanziamenti stabili che coinvolga tutte le agenzie del territorio. E invece, i progetti e le azioni di sostegno e di carattere educativo nelle scuole a favore dei giovani diminuiscono. Dall’Osservatorio dei Centri FICT (Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche), che conta oltre 600 servizi dislocati su tutto il territorio, nell’ultimo anno si constata un calo del 26% di interventi territoriali tesi all’educazione e alla prevenzione di comportamenti devianti, soprattutto, a causa di un progressivo disinvestimento in progetti nelle scuole. Nel frattempo, viene rilevato un abbassamento della percezione dell’uso di sostanze come comportamento a rischio”.
Negli interventi educativi e di prevenzione, gli operatori delle Comunità sembrano essere pionieri alla ricerca dell’oro, ovvero di risorse, quando ce ne sono. “In Italia – aggiunge Don Alberto – nella prevenzione c’è una situazione a macchia di leopardo, come nel sistema di cura e di trattamento, mentre dovremmo avere interventi diffusi a macchia d’olio. In sintesi, la penuria di progettualità politica, di investimenti sulla prevenzione e sulla cura sta rischiando di farci diventare inefficaci nel sistema educativo dei giovani. Una società che non si prende cura dei propri figli, è destinata a spegnersi”.
Sul sistema dei servizi e sull’utenza in trattamento, il Presidente della FICT, Luciano Squillaci, afferma: “In Italia, 460 mila persone hanno bisogno di trattamento terapeutico per una dipendenza, ma solo 140 mila vengono intercettati dai servizi, ovvero una persona su tre. E di questi 120 mila usano eroina come sostanza primaria. Parliamo di servizi in generale, perché poi in particolare agli enti del privato sociale, almeno per le vie canoniche, arriva solo il 10 per cento dell’utenza. Il sistema ufficiale, oggi, riesce a rispondere solo alle dipendenze classiche, accogliendo una parte minoritaria del fenomeno, mentre gli ultimi dati riportati dalla relazione europea sulle droghe 2019 (EMCDDA) ci dicono che tra i giovani oltre al ritorno dell’eroina ci sono le cosiddette nuove droghe (NPS) e un aumento, in Italia, dell’uso di crack e di cocaina”.
“Per la cura delle persone – riprende Don Alberto – non può valere la logica del massimo risparmio: è indispensabile superare le attuali differenziazioni regionali in termini di risorse di budget per non creare squilibri, trattamenti diversi e ingiustizie. Droga, alcol, ludopatia, le nuove droghe, il cyberbullismo e le nuove cosiddette “solitudini virtuali” sono al centro del nostro agire. Per questo è fondamentale avere un sistema di cura e riabilitazione, garantito e centrato sulla persona e non sulla sostanza, capace di rispondere ai bisogni mutevoli del fenomeno, fondato sul diritto di scelta del cittadino-utente e sulla pari dignità tra il pubblico ed il privato sociale. Chiediamo anche noi del CeIS di rivedere la normativa sulle dipendenze patologiche che andava bene nel 1990. I servizi rischiano di perdere i pezzi e di non avere un futuro senza risorse adeguate per la prevenzione, la sperimentazione e la ricerca e le politiche per il reinserimento lavorativo”.
Secondo Don Canuzzi, la re-istituzione del Fondo nazionale per la lotta alla droga, introdotto dalla 45/99 e poi confluito, o meglio sparito, nel fondo indistinto per le politiche sociali, è ormai divenuto elemento imprescindibile per garantire percorsi educativi strutturati e non interventi spot. Su questo punto insieme alle Reti Nazionali proponiamo, ad esempio, per finanziare il fondo, l’utilizzo del 30% delle risorse che ogni anno vengono confiscate alla criminalità organizzata.
“Il Ministro Fontana, in questi giorni – conclude – ha annunciato i bandi dedicati al finanziamento di progetti per il recupero, il reinserimento sociale e lavorativo delle persone tossicodipendenti, accogliamo positivamente questo segnale, ma ancora non è sufficiente. A maggio di quest’anno, i ministri Salvini e Fontana, durante un incontro con le comunità terapeutiche, hanno espresso la volontà di riavviare il percorso verso la Conferenza Nazionale sulle droghe, attesa da oltre dieci anni. Soprattutto, avevano esplicitato il proposito di rinnovare l’incontro con le comunità nel mese di giugno. Bene, siamo in attesa di questa convocazione”.