CAPACCIO PAESTUM – Che la città dei templi fosse anche un importante centro di produzione della ceramica lo sanno in pochi al di fuori del settore degli addetti ai lavori, ma specie nel IV sec. a.C., le ceramiche dipinte di Paestum sono tra le più preziose della Magna Grecia. Tanto è vero che Paestum è l’unico centro di produzione nell’Italia del Sud dove alcuni artigiani firmavano le loro opere: Assteas e Python, due pittori vascolari pestani, erano così orgogliosi dei loro prodotti da imprimere i loro nomi sulle opere.
L’incontro a Paestum, che si terrà l’8 giugno nella sala “cella” del Museo, mira a indagare anche le produzioni meno prestigiose, ma per questo non meno importanti per il rito, il commercio, l’agricoltura e la vita quotidiana.
La piana del Sele rappresenta una delle più importanti aree archeologiche dell’Italia meridionale e comprende la colonia greco-lucana di Poseidonia/Paestum e i siti etrusco-italici di Pontecagnano e Fratte. Lo studio della cultura materiale fornisce importanti indizi sul sistema interculturale e socio-economico di quest’area, attraverso la definizione delle caratteristiche delle produzioni ceramiche locali e la ricostruzione della circolazione dei prodotti all’interno e all’esterno dell’area studio.
In questa occasione saranno presentati i contesti archeologici e i primi risultati delle indagini archeometriche eseguite sui materiali ceramici nell’ambito del progetto di ricerca Lise Meitner (FWF –Austrian Science Fund). Lo scopo del progetto è lo studio della provenienza e della tecnologia delle produzioni ceramiche della piana del Sele dal VII al III sec. a.C., attraverso un approccio interdisciplinare fra geologi e archeologi di istituzioni austriache (Universität Wien, Universität für Bodenkultur Wien) e italiane (Parco Archeologico di Paestum, Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università degli Studi di Salerno, Università degli Studi del Sannio).
Nel corso del progetto sono stati analizzati, mediante tecniche mineralogico-petrografiche, campioni ceramici ritrovati a Paestum, nelle aree sacre del territorio e nei siti di Pontecagnano e Fratte. Questo approccio rappresenta un valido strumento per identificare le produzioni ceramiche e definirne le peculiarità, anche attraverso il confronto della composizione con le materie prime argillose disponibili nel territorio.