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    E’ tornato a nuovo splendore il Monumento Rossini Colbran interno al Cimitero Monumentale della Certosa

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    BOLOGNA – Dopo un restauro conservativo, torna a nuovo splendore il Monumento Rossini Colbran situato nel Cimitero Monumentale della Certosa, uno dei monumenti più rilevanti per la storia culturale di Bologna e le memorie di celebri protagonisti della musica nel XIX secolo, in cui sono conservate le spoglie dei familiari del compositore Gioachino Rossini: i genitori Anna Guidarini e Giuseppe Rossini, la prima moglie Isabella Colbran e il padre di quest’ultima, Giovanni Colbran.
    L’intervento è stato realizzato nell’ambito di una convenzione pluriennale siglata tra il Museo civico del Risorgimento del Settore Musei Civici Bologna e l’Accademia di Belle Arti di Bologna, che prevede un’esperienza di cantiere scuola per allievi del Corso di Diploma Accademico in “Restauro dei materiali lapidei e derivati. Superfici decorate dell’Architettura”, con la consulenza storico-scientifica del Museo civico del Risorgimento cui l’area cimiteriale afferisce per gli aspetti di valorizzazione culturale.

    L’intervento, finalizzato a restituire omogeneità e leggibilità all’opera anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, quale il laser nel campo del restauro e della conservazione dei beni culturali, è stato condotto dalla laureata Maria Teresa Nicosia, sotto la supervisione scientifica della professoressa Miriam Ricci, docente di Restauro dei Materiali lapidei, e l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Ferrara e Reggio Emilia.

    In occasione del restauro e nell’ambito della rassegna Certosa di Bologna. Calendario estivo 2023, curata dal Museo civico del Risorgimento con il contributo di Bologna Servizi Cimiteriali, venerdì 6 ottobre alle ore 20.30 si svolge la visita guidata Il tesoro che ho perduto – A spasso in Certosa con Gioachino Rossini e Isabella Colbran a cura dell’Associazione Amici della Certosa con il Museo civico del Risorgimento e il Museo della Musica.

    Due famiglie in arte, quella dei Colbran e dei Rossini, accomunate dalla musica, unite dai loro figli, Isabella e Gioachino. La coppia è circondata a Bologna da amici, conoscenti, musicisti, letterati, cantanti e patrioti. Lungo il percorso notturno, Maria Chiara Mazzi ed Enrico Tabellini ci racconteranno un pezzo di arte e di vita di questi due grandi artisti.
    Costo di partecipazione: 10 euro (pagamento preferibile con soldi contati). Prenotazione obbligatoria scrivendo a prenotazionicertosa@gmail.com. Necessario ricevere mail di avvenuta prenotazione. Ritrovo all’ingresso principale (cortile chiesa), via della Certosa 18.

    Cenni storici sul Monumento Rossini Colbran

    Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 – Passy de Paris, 1868) visse a Bologna dal 1799 al 1851, lasciando molte tracce della propria permanenza. Il 15 marzo 1822, nella chiesa della Vergine del Pilar a Castenaso, sposò in prime nozze Isabella Colbran (Madrid, 1785 – Castenaso, 1845), accompagnata in Italia agli inizi dell’Ottocento dal padre, il violinista spagnolo Giovanni Colbran (Nava del Rey, Valladolid, 1751 – Bologna, 1820), per essere avviata alla carriera teatrale. Isabella Colbran si era imposta immediatamente come cantante di grande talento e compositrice. La sua prima esibizione italiana avvenne a Bologna nell’aprile 1807. Grande attrice ed interprete raffinata, fu protagonista nel 1815 della prima opera composta da Gioachino Rossini per il Teatro San Carlo di Napoli, Elisabetta, Regina d’Inghilterra.

    Alla morte di Giovanni CoIbran, nel 1820, Gioachino Rossini acquistò un sepolcro col proposito di far realizzare per lui e la sua famiglia un monumento funerario alla Certosa di Bologna. Presso l’Archivio di Stato di Bologna è conservato il promemoria per l’acquisto della tomba: “Rossini Gioachino domanda la proprietà di un sepolcro per la propria famiglia, e di tumularvi ora il Sig.r Giovanni Colbran Padre della di lui Consorte, cosicché il detto sepolcro sii di piena proprietà delle due famiglie Rossini, e Colbran”.

    Il monumento, inizialmente affidato all’amico scultore Adamo Tadolini (Bologna, 1788 – Roma, 1868), al quale inviò alcune lettere con le indicazioni su come dovesse essere costruito, il pensiero da cui doveva essere animata la pietra, le figure da rappresentare. Il sepolcro fu poi realizzato solamente nel 1823 dallo scultore Del Rosso di Carrara e posto nel Chiostro Maggiore a Levante, Arco 6, della Certosa, dove ancora si trova. L’opera rappresenta un alto rilievo raffigurante Isabella Colbran seduta su un panchetto, avvolta nelle sue vesti, con lo sguardo rivolto verso il padre, ovvero il busto collocato sulla colonna con una ghirlanda floreale avvolta al collo. Ai piedi troviamo un puttino alato intento a suonare una cetra, alludendo al concetto di musica.

    Nella stessa tomba furono poi sepolti la madre di Rossini, Anna Guidarini, cantante (Pesaro, 1771 – Bologna, 1827), il padre Giuseppe, suonatore di tromba (Lugo, 1764 – Bologna, 1839) e la stessa Isabella Colbran, dalla quale il musicista si era separato consensualmente nel 1837.
    Nel 1846, l’anno seguente la morte di Isabella, Rossini si sarebbe sposato in seconde nozze con Olimpia Pélissier. Gioachino Rossini venne tumulato dopo un funerale solenne al cimitero di Père Lachaise di Parigi, accanto a Chopin e Bellini. Nel maggio del 1887 la salma venne trasportata nella chiesa di Santa Croce a Firenze, vicino a quelle di altri grandi artisti italiani.

    Lo stato di conservazione dell’opera prima del restauro

    Il monumento Rossini Colbran è uno tra i pochi all’interno del Cimitero Monumentale della Certosa ad essere realizzato interamente in marmo. I litoidi utilizzati sono bardiglio cappella per il basamento e bianco di Carrara per la restante parte del monumento. Collocato in ambiente esterno e privo di copertura, il bene è stato soggetto all’attacco di agenti esterni come agenti climatici, inquinamento atmosferico e depositi di varia natura. Il contesto ambientale in cui si trova l’opera ha favorito una condizione di umidità di risalita capillare, che ha colpito prevalentemente la parte inferiore dell’intonaco circostante al monumento, causandone decoesioni, sollevamenti e distacchi.

    L’intera superficie del manufatto risultava essere interessata da un lieve strato di deposito di polveri atmosferiche, mentre le zone meno esposte, come i sottosquadra, evidenziavano dalla formazione di croste nere molto adese e compatte. Localmente erano inoltre presenti schizzi corposi di malte cementizie, con ogni probabilità causati da lavori di manutenzione ordinaria degli intonaci adiacenti il manufatto. Infine, nella superficie piana del fondo dell’opera, sono state riscontrate alcune lacune tra le ali del putto e la ghirlanda, mancanze queste intrinseche alla formazione geologica del litoide stesso.

    Le indagini diagnostiche

    Per l’individuazione dei sali di risalita presenti, sono stati effettuati due rilievi nelle zone adiacenti il materiale lapideo, le indagini chimiche condotte hanno confermato la presenza in basse percentuali di nitrati e cloruri. Inoltre sono state realizzate due sezioni lucide mediante il prelievo di altri due campioni, per l’approfondimento e lo studio del materiale impiegato, che hanno dato conferma dei litoidi precedentemente descritti. La sezione analizzata ha inoltre messo in luce, non solo l’estensione delle croste nere sulla superficie apparendo in parte disomogenee e grumose, ma la presenza di ossalato e gesso come componenti prevalenti.

    L’intervento di restauro sul monumento

    Elaborata una metodologia di intervento volta a preservare lo stato conservativo dell’opera, la metodologia scelta si è basata su due fasi preliminari, che ha visto da una parte un approccio fisico e dall’altro un approccio chimico per una pulitura localizzata e mirata solo nelle zone interessate dalle fenomenologie presenti. I test di pulitura sono stati a sua volta suddivisi in test di pulitura laser e test di pulitura chimica, permettendo di individuare le giuste percentuali delle miscele di solventi e i parametri necessari per gestire al meglio la metodologia individuata sulla base del minimo intervento.
    Dai test condotti con la metodologia fisica tramite l’impiego di strumentazione laser, è stato possibile individuare la combinazione utile di parametri per il trattamento delle croste nere, combinato con un pretrattamento della superficie, messo in seguito a confronto con metodologie tradizionali, ovvero l’impiego di ammonio carbonato in diverse concentrazioni.

    L’intervento di restauro ha previsto inizialmente la rimozione dei depositi incoerenti ed il guano presente sul timpano, tramite l’ausilio di pennelli morbidi ed aspiratore. Successivamente si è proseguito con la pulitura laser che ha tenuto come obbiettivo la rimozione delle croste nere localizzate nei sottosquadra. I laser usati per la pulitura sono stati: il Thunder art, eos combo, l’eos 1000 lqs e il laser infinito, tutti e quattro usati con i parametri prescelti in fase di test in combinazione o in alternanza per ottimizzare l’intervento. Per evitare il surriscaldamento della superficie l’utilizzo dei laser prevede contemporaneamente l’impiego di molta acqua corrente, pertanto si sono condotti test sperimentali con la sostituzione dell’acqua con gel rigidi, nello specifico con PVA – Sali di Borace. I dati emersi sono stati raccolti ed approfonditi nello sviluppo della tesi di laurea.

    Per rendere le superfici omogenee, obiettivo non raggiungibile solo con la metodologia fisica, si è proceduto con metodo chimico, intervenendo con l’impiego di ammonio carbonato al 20% applicato con diversi metodi combinati tra loro; in alcuni casi il solvente è stato supportato da polpa di cellulosa ed argilla, in altri direttamente applicato alla superficie e frizionato con spazzolini a setola morbida. Successivamente si è proceduto con un abbondante risciacquo con acqua per l’eliminazione di eventuali residui di solvente. Infine sono stati rimossi meccanicamente gli schizzi presenti sulla superficie e tramite tamponi imbevuti di acetone sono stati rimossi gli schizzi di vernice.

    Intervento sull’intonaco circostante al monumento

    Per avere una completezza del lavoro è stato necessario intervenire sull’intonaco degradato circostante al monumento. Pertanto il materiale alterato è stato rimosso, il substrato consolidato tramite resina acrilica emulsionata al 20%. Sono stati poi realizzati dei test per la scelta della malta da usare per l’integrazione delle lacune. La miscela è stata scelta per la compatibilità con il materiale costitutivo dell’opera, tenendo in considerazione la granulometria e le caratteristiche della malta originale, per cui si è applicata una malta a base di calce Lafarge ed inerti. Infine è stato necessario completare l’intervento, applicando sui nuovi intonaci una finitura a colore uguale all’originale ancora presente

    La collaborazione tra Museo civico del Risorgimento e Accademia di Belle Arti di Bologna

    Già sperimentato una prima volta nel 2014, l’accordo tra il Museo civico del Risorgimento e l’Accademia di Belle Arti di Bologna, nell’ambito didattico di un cantiere scuola per la realizzazione di interventi di conservazione e restauro nello straordinario contesto storico ed architettonico della Certosa, costituisce un’importante opportunità formativa per la qualificazione di studenti iscritti a corsi di alto profilo mirati a una preparazione teorica e a una pratica specialistica su materiali lapidei e superfici decorate dell’architettura. A tale riguardo è opportuno ricordare che i fondi investiti in attività di manutenzione e ripristino conservativo di monumenti antichi provengono, al netto dei costi amministrativi e di gestione, dai proventi ottenuti dal meccanismo virtuoso che dispone la riconcessione delle tombe in stato di abbandono (per inosservanza degli obblighi di legge, incuria da parte dei discendenti del concessionario originario o estinzione della famiglia del concessionario medesimo) mediante procedura ad evidenza pubblica.

    La disposizione si inserisce nel piano organico e continuativo, avviato nel 1999, finalizzato alla tutela e valorizzazione del patrimonio monumentale della Certosa, un vero e proprio museo a cielo aperto. Nel perseguire tale fine, il Comune di Bologna è impegnato in collaborazione con il gestore Bologna Servizi Cimiteriali e diverse realtà espressione dell’associazionismo e della società civile, condividendo con tali soggetti la volontà di conservare e trasmettere a memoria futura la testimonianze della propria identità storica, artistica e culturale.

    Il Cimitero Monumentale della Certosa

    Il complesso monumentale, il più vasto della città, è il risultato di oltre duemila anni di storia: prima necropoli etrusca, poi monastero certosino dal 1334 al 1796, infine cimitero dal 1801 a oggi. Attraverso la Certosa si può scoprire Bologna. Nel cimitero sono ospitate alcune figure importanti per la storia locale e nazionale, tra cui lo statista Marco Minghetti, i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti, il Premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci e lo scrittore Riccardo Bacchelli, il cantante d’opera Carlo Broschi detto Farinelli, il compositore Ottorino Respighi e il cantante Lucio Dalla; i fondatori delle aziende Maserati, Ducati, Weber, Zanichelli.La Certosa è stata per tutto l’Ottocento meta privilegiata del visitatore a Bologna. Lord Byron, Jules Janin, Charles Dickens e Theodor Mommsen hanno lasciato traccia scritta della loro passeggiata nel cimitero. Dal 2021 la Certosa di Bologna è Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del progetto “Portici di Bologna”.

    Nel sito dedicato www.storiaememoriadibologna.it/certosa sono disponibili centinaia di approfondimenti sulle opere, gli artisti e le persone che vi riposano. La Certosa è visitabile nei seguenti orari: dall’1 marzo al 2 novembre ore 8-18; dal 3 novembre al 28 febbraio ore 8-17.