ROMA – Riceviamo e pubblichiamo:
Nella vita di un uomo e in special modo di un medico, ti ritrovi spesse volte a dover trarre dei bilanci. Da quando sono qui, ed è oggi una settimana, sono stato costretto a farlo praticamente tutti i giorni.
Qui faccio il medico in una RSA. Un posto dove i pazienti o sono per la maggior parte malati o quasi tutti positivi al virus.
Il covid-19 qui è arrivato prima ed ha colpito e colpisce duro, ogni giorno questo virus che ha ingabbiato le vite, porta via gli affetti, e molti sono i casi delle persone degenti nelle RSA, lega le mani anche a noi medici rendendoci a volte impotenti.
Mi manca ogni giorno la mia Radiologia, i tecnici gli infermieri, i colleghi, ma io sono un medico e non ci sono pazienti di serie A o serie B; per questo sono partito, ma l’ho fatto anche con la consapevolezza di lasciare una situazione ben diversa da quella terribile che vivono qui queste persone ormai da mesi.
Mi duole il cuore sapere dei decessi della mia gente.
Ma qui credetemi, è l’inferno, e nel bailamme di polemiche assurde che leggo sui giornali, tra la gestione sanitaria delle regioni del nord e del sud rabbrividisco.
Qui mi chiamano il Romano, faccio il medico… E la sera quando guardando le montagne mi siedo a riflettere, provo a farlo da uomo, da medico da Manager. In una situazione come questa ogni scelta, ogni decisione seppure ponderata ed esaminata può essere fatale per migliaia di persone, ho capito che è davvero difficile anche essere “il capo”. Ogni giorno si tratta di andare in guerra indossare un armatura, di andare a combattere un nemico che per noi medici è il virus, per chi decide è… la burocrazia, i tempi tecnici, le leggi e centinaia di altre teste pensanti, che devono avere le stesse idee a salvaguardia del bene e della salute comune.
Qui sono il romano che viene dall’ospedale di Civitavecchia e anche per questo ne sono fiero, perché sono cresciuto e sto crescendo in un’azienda (Asl Roma4) che merita rispetto, per le iniziative e le procedure che ha messo in atto durante l’emergenza (vedi i tamponi al personale, a tutti i degenti delle Rsa etc etc), ed è per questo, scrivo per incoraggiare chi fino ad adesso ha fatto “penso” meglio degli altri, chi mi chiama per sapere se va tutto bene, se ho bisogno di qualcosa o mi invia protocolli da condividere e sono tanti dal mio Direttore Giuseppe Quintavalle, la mia Primaria Marina De Angelis i miei colleghi, TSRM e infermieri e i tanti amici e pazienti
Mi addolora sapere delle perdite della mia gente, e sono vicino a tutti i cari che non riescono ad abbracciare i loro malati, e so che non consola, ma nella nostra situazione possiamo davvero dire che chi poteva dare ha dato, chi poteva fare ha fatto e chi sta facendo non smetterà di combattere sempre, nella consapevolezza, di avere agito nel bene di tutti.
Non è facile questa battaglia.
Siamo tutti uno stesso esercito, uniti per portare a casa la vita, quella di prima quella che ci permetterà “spero presto” di tornare alle nostre abitudini, ai caffè al bar agli abbracci sospirati, alle visite programmate, a poter abbracciare una paziente che piange perché l’ esito della tac o della mammografia è negativo.
Siate fieri del nostro Ospedale,di quel personale Medici, Tecnici di Radiologia Infermieri, Tecnici di laboratorio Oss, Osa, amministrativi, Amministratori. Senza togliere nulla a nessuno sono fiero di essere cresciuto nella mia Azienda, fiero tra le tante difficoltà di come stiano andando le cose, sono fiero di essere il medico romano che viene da Civitavecchia.
Dott. Pietro Zaccagnino