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    Il calco integro di un equino per la prima volta realizzato a Pompei

    8:39 am
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    POMPEI – Un ritrovamento eccezionale. Per la prima volta è possibile restituire, attraverso la tecnica dei calchi, la sagoma integra di un cavallo rinvenuto in uno degli ambienti dello scavo di Civita Giuliana.

    Tra gli ambienti individuati è emersa una stalla con resti equini. La tecnica dei calchi ha permesso di identificare una mangiatoia la cui struttura, probabilmente costruita in materiale deperibile, è ancora visibile unicamente grazie al calco in gesso.

    Allo stesso modo l’individuazione, nella zona centrale della stalla, di un vuoto causato dal deperimento di materiale organico all’interno dello strato denominato “tuono”, ha consentito la realizzazione di un calco in gesso di un equide.

    L’animale poggia sul suolo con il fianco sinistro e mostra allo sguardo quello destro. Gli arti posteriori sembrano sconvolti dalle attività dei tombaroli che hanno interessato l’area in tempi recenti.

    I resti scheletrici visibili dell’animale mostrano una buona ossificazione riconducibile ad un individuo adulto. L’esame radiologico dello scheletro potrà restituire dati più precisi al riguardo ed anche fornire informazioni sullo stato di salute osteologica dell’animale (es. patologie scheletriche).

    L’attribuzione alla specie non é al momento del tutto certa. Da un’analisi preliminare basata su morfologia della sagoma, proporzioni e altezza al garrese (la misura dalla spalla -scapola- a terra) sembra probabile che l’equide ritrovato sia un cavallo (Equus caballus).

    L’esame autoptico dell’impronta dell’orecchio sinistro, perfettamente visibile nel tuono, ha evidenziato caratteristiche dimensionali e morfologiche riconducibili al cavallo piuttosto che a mulo o bardotto.

    L’animale mostra un’altezza al garrese di ca. 150 cm. Sebbene, bisogna tener presente che i cavalli antichi erano probabilmente di taglia ridotta rispetto a quelli attuali, il cavallo di Civita Giuliana ha dimensioni considerevoli, per l’epoca, che potrebbero suggerire l’esistenza di individui altamente selezionati nell’area di Pompei nel 79 d.C..

    Il cavallo mostra, inoltre, nella zona del cranio finimenti in ferro con piccole borchie in bronzo. Tale presenza potrebbe essere ricondotta al valore e ruolo di questo animale.

    Altri resti di equidi sono stati individuati nella zona del crollo del “tuono”, il cui crollo stesso potrebbe essere stato causato dalla presenza di un numero consistente di vuoti nel sedimento, corrispondenti a carcasse di animali.

    Columella (De Re Rustica, VI, 27) riporta che il bestiame equino si divideva in tre categorie. Vi era una razza più nobile, che offriva cavalli per i giochi del circo e per le gare; poi vi erano i muli, che per i guadagni dati dalla loro prole potevano essere paragonati alla razza nobile; ed infine, come meno pregiata di tutte, viene menzionata la razza volgare, che produceva mediocri maschi e femmine.

    Il cavallo di Civita Giuliana doveva far parte della “razza più nobile”. Esso era uno indicatore della ricchezza del padrone per la sua imponenza dimensionale, probabilmente frutto di accurate selezioni, ed i sui finimenti di pregio, in ferro e bronzo. Questo cavallo deve essere stato un animale di rappresentanza che, purtroppo, nonostante l’alto valore simbolico, ha subito lo stesso destino di molti altri equidi presenti nelle numerose stalle (es: equidi dei Casti Amanti) diffuse a Pompei e nelle ville extraurbane al tempo dell’eruzione del 79 d.C.

    La Tomba di Civita Giuliana

    Una rioccupazione del sito posteriore all’eruzione del 79 d. C. è testimoniata dalla scoperta di una sepoltura a cassa di tegole con tumulo e tubo fittile per le libagioni, posta sulla cresta del muro meridionale dell’edificio.La cronologia della tomba non è ben precisabile. Si tratta senz’altro di una sepoltura post 79 d.C., probabilmente di epoca imperiale.

    L’individuo, deposto supino, aveva come corredo un chiodo in ferro, individuato sulla spalla destra. Da una prima analisi sembrerebbe che l’area del cranio sia stata fortemente danneggiato dalle offerte di libagioni che venivano scaricate dall’imponente tubulo proprio in corrispondenza del cranio facciale dell’individuo, mentre il cinto pelvico risulta quasi assente in quanto frammentato quasi fino alla polverizzazione.

    L’età dell’ individuo, di sesso maschile ( ben delineabile dai caratteri morfologici presenti relativi a cranio e bacino) è provvisoriamente stimata intorno ai 40-55 anni (adulto maturo) .

    E’chiaramente percepibile come la statura in vita dovesse essere superiore alla media (circa 175 cm, calcolata in modalità provvisoria sulla base dell’omero da restaurare), e come l’individuo dovesse avere un aspetto vigoroso.

    Le prime analisi hanno messo in evidenza un’anomala usura dentaria con utilizzo extramasticatorio degli incisivi anteriori; probabile presenza di patologie e anomalie genetiche che andranno indagate con analisi specialistiche.

    Foto gentilmente concesse