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    “Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea”

    5:37 am
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    BOLOGNA – Il Settore Musei Civici Bologna e il Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna presentano Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea, un nuovo progetto digitale curato dal Museo civico del Risorgimento e dedicato alla Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali – BiGeA dell’Università di Bologna.

    Il progetto intende promuovere la diffusione della conoscenza dei materiali lapidei naturali attraverso 6 video, della durata di 10-20 minuti ciascuno, commentati dall’esperto petrografo Giuseppe Maria Bargossi, Professore dell’Alma Mater e già Referente Scientifico della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci.. Gli episodi – i primi due da oggi e i successivi quattro a cadenza settimanale – saranno disponibili sul canale YouTube Storia e Memoria di Bologna e in una playlist dedicata sul canale YouTube del Sistema Museale di Ateneo.

    La serie offre un’analisi sintetica dei principali aspetti che caratterizzano i materiali lapidei naturali:
    • la ripartizione scientifica in funzione della loro genesi (Rocce Magmatiche, Rocce Sedimentarie, Rocce Metamorfiche)

    • l’utilizzazione di criteri classificativi internazionali, basati sulla composizione mineralogica identificabile ad occhio nudo alla scala del campione a mano;
    • la relazione fra la vocazione di impiego di questi materiali con la loro composizione mineralogica e le caratteristiche strutturali che permettono la loro ripartizione nei gruppi chiamati Graniti, Marmi, Pietre;
    • lo stretto legame che esiste fra le caratteristiche mineralogico-petrografiche e fisico-meccaniche e la durevolezza dei materiali lapidei messi in opera.

    Oltre ad illustrare le caratteristiche delle diverse “famiglie” di materiali lapidei ornamentali, ogni video contiene ampi riferimenti alla geologia delle aree di estrazione, del passato e del presente, e alle costruzioni del territorio bolognese in cui furono utilizzati, con specifico riguardo per quelle di rilevanza artistica e storica (edifici, monumenti, statue, pavimentazioni, colonne, scalinate), che saranno illustrati con circa 80 contributi video gradualmente disponibili nella stessa playlist.

    I marmi antichi della “Collezione Sarti”

    Il Museo di Mineralogia dell’Università di Bologna venne istituito l’8 marzo 1860, quando il Gabinetto di Storia Naturale dell’Università fu diviso nelle sezioni di Mineralogia, Geologia e Zoologia. Il materiale mineralogico, consistente in circa novemila esemplari fra minerali e rocce, venne consegnato al Prof. Luigi Bombicci, senese, chiamato, all’età di 27 anni, a ricoprire la cattedra di Mineralogia e a dirigere l’omonimo museo. All’inizio il Museo potè disporre di locali poco idonei per cui l’opera indefessa di Bombicci fu indirizzata da un lato all’incremento delle collezioni, fino al raggiungimento di circa quarantaquattromila esemplari nel 1901, dall’altro alla ricerca di spazi sempre più ampi. L’attuale sede, al numero 1 di Piazza di Porta San Donato in Bologna, occupa il piano superiore dell’imponente nuovo edificio voluto da Bombicci per l’Istituto e Museo di Mineralogia e completato nel 1907, quattro anni dopo la sua morte.

    Si tratta di un museo di importanza internazionale in quanto raccoglie collezioni di Mineralogia e di Petrografia sistematica e regionale, Meteoriti, Ambre siciliane del Simeto e Marmi antichi. Collezioni che rivestono un ruolo fondamentale per le attività didattiche e divulgative dell’Ateneo bolognese.

    Nel 1876 l’architetto Antonio Sarti, che svolse la sua attività professionale a Roma, donò la sua ricchissima collezione di rocce ornamentali antiche e “moderne” a Luigi Bombicci, direttore del Museo di Mineralogia della Regia Università di Bologna, ove sono tuttora conservate.

    La “Collezione Sarti” è una prestigiosa collezione di marmi antichi che nacque, come tante altre, nell’Ottocento, quando per soddisfare la richiesta del nascente collezionismo di marmi ornamentali, venne sfruttata la grande quantità di marmi che, a partire dal Settecento, era stata accumulata dai marmorari romani. Maestri nel costruire queste collezioni, che poi verranno acquistate dai musei di tutta Europa, sono i fratelli Belli e soprattutto, Faustino Corsi, considerato un pioniere tra i collezionisti di marmi antichi e uno dei primi a concepire un catalogo ragionato.

    La “Collezione Corsi” con mille esemplari di marmo, è tuttora conservata nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Oxford. La “Collezione Sarti” non è meno importante in quanto raccoglie più di seicento marmette di rocce ornamentali comprendenti graniti come il Granito di Assuan, porfidi come il Porfido rosso dell’Egitto ed il Porfido verde di Grecia, marmi come il Proconneso, il Pentelico, il Giallo antico ed il Cipollino, brecce come il Verde antico tessalico, il Pavonazzetto, la Breccia Corallina, la Breccia di Sciro ed il Bianco e Nero di Aquitania ed alabastri come l’Alabastro dell’Egitto. Tutti gli esemplari sono stati acquisiti digitalmente e vengono utilizzati per attività didattiche di alcuni corsi di laurea, fra cui Archeologia e culture del mondo antico, Science for the Conservation-Restoration of Cultural Heritage, Ingegneria dei processi e dei sistemi edilizi.

    I marmi moderni della Collezione di Petrografia applicata

    I materiali lapidei ornamentali e da costruzione, che ebbero un massimo di estrazione ed impiego durante l’Impero Romano, dopo secoli di abbandono, con il Rinascimento riacquistarono un ruolo prestigioso nella realizzazione delle opere monumentali: non solo vennero reimpiegati “marmi antichi”, ma ripresero vigore anche le attività estrattive. Tra Ottocento e Novecento, Italia, Spagna e Grecia si contesero il primato nell’estrazione e lavorazione dei materiali lapidei ornamentali; oggi con la globalizzazione le attività estrattive si sono sviluppate in tutti i Continenti.

    La normativa europea, che regola l’impiego di questi materiali, impone la realizzazione di schede che definiscano le loro caratteristiche petrografiche e fisico-meccaniche. L’insegnamento di Petrografia applicata venne attivato per fornire una approfondita conoscenza di queste caratteristiche, fondamentali per un corretto impiego delle rocce ornamentali e di previsione della loro durevolezza una volta messe in opera. Vennero quindi raccolte alcune centinaia di marmette di rocce ornamentali provenienti da cave tuttora attive e venne così costituita la “Collezione di Petrografia applicata”, che può anche essere definita “Collezione di Marmi moderni”. Questo materiale didattico è a disposizione degli studenti di Scienze Geologiche e Naturali, Science for the Conservation-Restoration of Cultural Heritage ed Ingegneria dei processi e dei sistemi edilizi. La Collezione è esposta in alcune vetrine a parete nel corridoio di ingresso del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali nel palazzo di Piazza di Porta San Donato 1 in Bologna. Le marmette sono suddivise in funzione della loro genesi in rocce magmatiche (intrusive, effusive laviche ed effusive piroclastiche), sedimentarie (carbonatiche, clastiche terrigene, da precipitazione chimica ed evaporitiche), metamorfiche (serpentiniti, scisti, gneiss, granuliti). Mentre la classificazione genetica si basa esclusivamente sulla composizione mineralogica e su tessitura e struttura, la classificazione merceologica deve tener conto anche delle caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali lapidei. Si hanno quindi tre gruppi di rocce, Graniti (di elevata durezza, perfettamente lucidabili e durevoli), Marmi (decisamente meno duri rispetto ai graniti, perfettamente lucidabili ma meno durevoli), Pietre (materiali lapidei lavorati allo spacco o tagliati a piano sega ma non lucidabili).

    L’iniziativa Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea rientra in un accordo quadro di durata triennale, siglato nel 2021 tra Settore Musei Civici Bologna e Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, per promuovere la reciproca valorizzazione dei patrimoni culturali attraverso l’elaborazione di progetti di collaborazione, attività didattica, divulgazione scientifica ed innovazione tecnologica che prevedano lo scambio di informazioni, la realizzazione di percorsi comuni e l’organizzazione di conferenze, incontri, mostre tematiche.

    Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici Bologna sottolinea: “Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea è il risultato di un progetto virtuoso congiunto del Settore Musei Civici Bologna e del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Bologna, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali – BiGeA dell’Università di Bologna, che permette al contempo la valorizzazione della ricerca scientifica, la diffusione della conoscenza e la fruizione pubblica attraverso i contenuti digitali”.

    Roberto Balzani, presidente del Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, spiega: “La collaborazione fra il Museo del Risorgimento di Bologna e la Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” del Sistema Museale di Ateneo per la realizzazione del progetto Bologna di pietra risale ormai ad alcuni anni fa. Il frutto maturo di questa esperienza è ora visibile: esso s’inquadra nella più ampia relazione fra istituzioni dell’Ateneo e della città in corso da tempo, sempre ricca di suggestioni e di arricchimenti reciproci. Una peculiarità secolare della nostra Bologna”.
    Tra il Museo civico del Risorgimento e la Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, in particolare, i rapporti di collaborazione sono stati avviati nel comune ambito di interesse per i materiali lapidei naturali impiegati nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, che dal 2022 ha portato alla realizzazione delle visite guidate Le Pietre della Certosa, in collaborazione con l’Associazione Amici della Certosa e con il coordinamento scientifico di Giuseppe Maria Bargossi e Giorgio Gasparotto, Professore Associato Confermato di Mineralogia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e attuale Referente Scientifico della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”.

    La città di Bologna e la sua Certosa offrono la possibilità di osservare una vasta gamma di materiali lapidei naturali appartenenti alle Culture Etrusca e Romana, al Medioevo, al Rinascimento fino all’Età Moderna. Questa variabilità è legata al contesto storico ed alla possibilità di cavare, lavorare e trasportare materiali lapidei provenienti dal territorio bolognese o da regioni e paesi anche molto lontani. Come un grande archivio, il cimitero contiene al suo interno il più interessante e completo catalogo per l’identificazione delle pietre dal 1800 in poi, un importantissimo esempio che risulta oggi un patrimonio di inestimabile valore. Agli occhi di un esperto si possono ricostruire i gusti, le mode, o la disponibilità dei materiali lapidei che servivano per realizzare manufatti commemorativi, alcuni di grande valore storico monumentale.

    Una precedente occasione di cooperazione tra le due istituzioni si è realizzata nel 2021 nell’ambito di Duino&Book, manifestazione di divulgazione della cultura umanistica organizzata a Duino Aurisina, località del Friuli – Venezia Giulia vicina a Duino, a nord di Trieste, famosa per la nota cava di età romana. Durante l’ottava edizione della rassegna intitolata Storie di Pietre, di Angeli e di Vini è stato presentato in anteprima il video La pietra Aurisina nei monumenti di Bologna dedicato al racconto, anche attraverso immagini inedite, di manufatti e d’arte in pietra di Aurisina, di cui la città felsinea è ricca.

    I resti degli organismi che nel Cretaceo superiore popolavano il mare basso e ricco di vita che si trovava al posto dell’attuale Carso triestino, accumulandosi nei fondali e cementandosi grazie alla calcite, si sono trasformati in rocce calcaree con uno spessore di centinaia di metri. La formazione, le caratteristiche, la varietà e l’uso nella storia della pietra Aurisina sono raccontate attraverso le centinaia di esemplari di marmette lucidate di rocce ornamentali, che comprendono anche i calcari provenienti da Aurisina e dal Carso triestino, presenti nelle collezioni di Petrografia applicata del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali e della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” dell’Università di Bologna. Le varietà più pregiate, note come Aurisina Statuaria, Aurisina Granitello e Aurisina Fiorita, furono impiegate come rocce ornamentali nelle città romane di Tergeste e Aquileia e si diffusero lungo la costa adriatica fino a Ravenna e Ariminum e nella stessa Bononia. Splendidi reperti in Pietra Aurisina sono ancora oggi conservati e visibili presso il Museo Civico Archeologico, la Basilica di Santo Stefano, il Museo Civico Medievale e la Certosa di Bologna.

    Il video è disponibile sul canale YouTube Storia e Memoria di Bologna.