AMELIA – Venerdì 23 novembre, nella pittoresca cornice di Palazzo Petrignani, è stata inaugurata la mostra fotografica itinerante sulla Mille Miglia 2018 che resterà ivi esposta fino al 9 dicembre e dal 16 dicembre sarà visitabile al Museo Taruffi di Bagnoregio.
Ad apertura è stato effettuato un minuto di silenzio in ricordo di due donne recentemente scomparse: Cettina Canepone ideatrice del Museo della Grande Guerra a Lugnano in Teverina e della giovane amerina Michela Morelli.
A seguire, è stato effettuato il taglio del nastro a cura dell’Assessore ai Lavori Pubblici Avio Scorsoni Proietti che ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale ed ha espresso parole di approvazione per l’attività svolta dallo stesso Passone, ricordando che la Mille Miglia oltre ad essere una manifestazione sportiva, storica, culturale è volano turistico nei territori interessati dal passaggio.
Umbro Passone, Presidente del Musco Scuderia Traguardo, ha dichiarato: “Nel 2018 la Mille Miglia è passata ad Amelia, un fatto storico per il nostro territorio. Stiamo lavorando per il passaggio del 2019 sul tracciato umbro e laziale. Avremo uno spazio dedicato a Brescia, dove porteremo i prodotti gastronomici simbolo di questo territorio e li doneremo ai vincitori”.
La mostra è composta da varie sezioni: storia della fotografia; oltre 300 scatti effettuati nei 9 comuni di Umbria e Lazio proiettati a ciclo continuo; foto effettuate dalla Squadra Corse; opere della sez. di Brescia vincitrici del concorso Bruno Boni. I migliori scatti saranno premiati con l’inserimento nel Calendario 2019 con patrocinio di Mille Miglia s.r.l. e utilizzati per opere editoriali di promozione del territorio con il riconoscimento di credit agli autori.
Inoltre, è esposto un dipinto di Leonardo Orsini Federici pittore perugino appassionato di futurismo che ha dipinto le emozioni della Mille Miglia con una Ferrari rossa che attraversa a gran velocità le campagne umbre.
Al termine dell’evento è stata offerta una degustazione dei prodotti tipici del territorio.
Foto di Manola Solfanelli
