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    Al Teatro Sociale di Amelia il Generale romano Nerone Claudio Druso detto Germanico rivive nelle parole di Valerio Massimo Manfredi

    10:32 pm
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    AMELIA – Il 3 agosto 1963, mentre veniva sbancato un terreno nei pressi di Porta Romana, fu ritrovata una statua bronzea e venne recuperata grazie alla Soprintendenza dell’Umbria e all’Istituto Centrale del Restauro.

    La statua, alta oltre due metri, raffigura il generale romano Nerone Claudio Druso detto “Germanico” rivestito di una corazza riccamente decorata e armato. E’ attualmente conservata presso il Museo Archeologico e Pinacoteca “E. Rosa” di Amelia (Piazza A. Vera, 10). La comunità di Amelia, fiera di avere questa importante testimonianza archeologica, ha organizzato le celebrazioni per i duemila anni dalla morte di Germanico. Venerdì 22 marzo si è svolta, presso un gremito Teatro Sociale, la conferenza “Valerio Massimo Manfredi racconta: Germanico Cesare” un grande successo che ha aperto ufficialmente dette celebrazioni.

    Laura Pernazza Sindaca di Amelia:

    “E’ un onore ed emozione vedere il teatro così gremito di persone; in poco tempo abbiamo registrato il tutto esaurito. Ringrazio lo storico e scrittore Valerio Massimo Manfredi per aver argomentato la vita di Germanico, in questa iniziativa che apre i festeggiamenti per il bimillenario dalla morte di questo grande condottiero. Ringrazio il Mibac, la Regione Umbria, la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, il Comitato Nazionale per le celebrazioni del bimillenario dalla morte di Germanico Cesare, il Sistema Museo, la Società Teatrale, l’Assessore alla Cultura Federica Proietti. Con queste celebrazioni vogliamo dare a Germanico quel che è di Germanico, dandogli merito per ciò che ha fatto”.

    Lo Storico e Scrittore Valerio Massimo Manfredi:

    Valerio Massimo Manfredi

    “E’ importante capire alcuni aspetti di un personaggio centrale della storia romana. Solo in Italia esiste un filo rosso, della civiltà e tradizione, che non si è mai strappato. Germanico era figlio di Druso Minore e Antonia Maggiore. E’ ricordato per essere stato un grande combattente e condottiero. Era giovanissimo quando si batté contro i popoli germanici. I centri abitati di area germanica non superavano le 300 unità e, dall’altra parte del Reno, c’erano 7000 città con terme, strade, templi, biblioteche contenenti centinaia di migliaia di libri.

    Perché Augusto voleva la Germania? Voleva spostare il confine dal Reno all’Elba, 600km a Est. La mia modesta ipotesi è che Augusto temeva che le popolazioni germaniche potevano arrivare a Roma, quindi decise di risolvere alla radice il problema. L’Europa era già fatta e se i barbari, così come erano chiamati allora dai romani, fossero stati romanizzati avrebbero fatto carriera e sarebbero entrati nel Senato.

    Un evento cruciale fu quello del 9 d.C. la Battaglia di Teutoburgo, ricordata dagli storici romani come Clades Variana la disfatta di Varo, tra l’esercito romano con a capo Quintilio Varo che tentò di sottomettere alla civiltà romana alcune tribù germaniche con a capo Arminio che era un ufficiale romano di origine germanica che, con l’inganno, tradì l’esercito romano. Egli voleva tutta la Germania unita, voleva creare un grande regno.

    Dopo sei anni, nel 15 d.C., l’Imperatore Tiberio permise a Germanico di andare a Teutoburgo. Il condottiero marciò con sua moglie Agrippina Maggiore che era incinta. Pensate l’amore di questa donna per Germanico e la fatica che dovette sostenere! Questo generale divenne celebre nell’impero romano per le sue gesta: sedò una sollevazione dei legionari e, nell’ambito della battaglia, riprese due aquile legionarie che erano state conquistate da Arminio ed erano il simbolo e lo spirito di Roma.

    Successivamente fu inviato verso Oriente e morì ad Antiochia nel 19 d.C.. Si ipotizza che avesse contratto una malattia o che fosse stato avvelenato. Non c’è dubbio che questo generale avrebbe portato a termine la completa conquista dei territori in area germanica”.

    Foto di Manola Solfanelli