Carla Accardi – Pittrice (Trapani 1924 – Roma 2014). Dopo gli anni di formazione a Palermo, tappe essenziali del suo indirizzo artistico sono il trasferimento a Roma e il proficuo rapporto con Parigi e con gli esiti neocubisti dell’arte francese di quel periodo. Nel 1947 è tra i firmatari, con Sanfilippo, Consagra, Attardi, Guerrini, D’Orazio, Perilli e Turcato, del manifesto del gruppo “Forma“, pubblicato a Roma sul primo ed unico numero dell’omonima rivista. L’orientamento è vero l’astrattismo: essi affermano infatti di volere “essere marxisti e formalisti” prendendo le distanze non solo dal realismo ma questa linea comune una sua ricerca centrata sul rapporto tra segno astratto e spazio del quadro. Nelle opere di questi anni vi è la formulazione di una sorta di scrittura dal ritmo sempre più lineare, che raggiunge la piena maturità nei quadri in bianco e nero, su tela, del 1954-’55. Dopo aver sperimentato a lungo le possibilità espressive di tale invenzione, intorno agli anni ’60 la pittrice attiva i suoi caratteristici segni con il colore sia sulle tele sia liberandoli in una più diretta intenzione con lo spazio reale, attraverso l’uso del sifofoil (materia plastica lucida). Realizza con tale supporto trasparente oggetti tridimensionali come la famosa Capanna del 1966, il Grande Ombrello del 1967 o le Tre Grandi Tende del 1969-70, dove i segni colorati e ripetuti ottengono effetti ottici e spaziali, coinvolgendo interamente l’ambiente circostante che diventa esso stesso fondo con la pittura. O ancora sempre con questi fogli di plastica rompe con l’idea tradizionale di quadro lasciandoli liberi dal telaio a creare forme diverse in movimento nello spazio. Nel 1974 presso la Galleria Qui Arte Contemporanea a Roma espone 7 lenzuoli riallacciandosi ad un elemento tradizionale della pittura, la tela, sia pur smontata dal telaio. I nomi di queste opere: Aranciobianco 1974, Biancoverde 1974, Biancogrigio 1973, rimandano al semplice gesto che l’artista compie sovrapponendo al colore proprio della tela quello del suo segno. Con questo lavoro recente la pittrice abbandona l’espressività degli inizi della sua carriera puntando decisamente sulla ricerca del senso insito negli elementi propri della sua pittura di segni e di colore.