CIVITAVECCHIA – Dopo il successo di pubblico e di critica al debutto a Roma nell’ambito della Rassegna Nazionale di Teatro in Carcere “Destini Incrociati”, lo spettacolo “Fortezza” sarà rappresentato presso il Teatro “La Nicchia” della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia mercoledì 29 novembre alle ore 18,00. In scena 9 detenuti/attori della Casa di Reclusione di Civitavecchia. L’evento vede la collaborazione dell’ Istituti Penitenziari “G.Passerini” – Casa di Reclusione di Civitavecchia, Compagnia AdDentro, Associazione Sangue Giusto e la Fondazione Cariciv.
Nello specifico, si tratta di un libero adattamento dal romanzo Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati riscrittura collettiva con gli attori/detenuti della Compagnia AdDentro da un’idea di Emiliano Aiello. Con la regia di Ludovica Andò, aiuto regia Marianna Arbia, musiche originali a cura di Andrea Pandolfo.
Mura che difendono dal nemico. Mura che proteggono, che fortificano. Mura che isolano, che dividono, che separano il dentro dal fuori e scandiscono un tempo altro, apparentemente fermo, in fuga costante.
Così il Buzzati giornalista racconta la nascita del suo romanzo: <<…dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo l’idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell’esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva”.>>
Altrettanto istintiva è stata, durante il lavoro di creazione teatrale, la trasposizione di questo mondo fantastico nelle dinamiche della vita carceraria. La routine, la monotonia, i regolamenti, la burocrazia, ma anche l’abitudine, la speranza, le aspettative, le relazioni di potere e le relazioni amicali in un mondo tutto al maschile, ma soprattutto il tempo, con il suo scorrere a differenti velocità, dentro e fuori le mura. Fortezza parla delle prigionie dell’anima, quelle che ci si costruisce quando si lascia che il tempo scorra con la freddezza di un metronomo e smetta di essere viva pulsazione. Fortezza ragiona anche su ciò che il carcere può essere in quanto luogo e tempo non vuoto e fermo, ma attivo e utile a costruire una “fortezza” interiore.
Foto di Danilo Garcia Di Meo