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    Continua la campagna di scavi dell’équipe del prof. Jolivet alla necropoli di Norchia

    5:37 am
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    VITERBO – Nuove indagini di scavo e nuove visite alla necropoli di Norchia e alla Tomba Lattanzi. La Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, in collaborazione con l’80° Reggimento “Roma” del Poligono di Monte Romano, anche quest’anno ha organizzato la visita al cantiere di scavo all’area monumentale della Tomba Lattanzi a Norchia. Quest’ultimo è condotto dall’équipe internazionale guidata dal prof. Jolivet, del CNRS/École Normale Supérieure de Paris, dal 2022 titolare di una concessione di scavo triennale sul sito. La data da segnare in agenda è quella di sabato 27 luglio prossimo.

    Il sito di solito è precluso al pubblico in quanto di proprietà demaniale ricadente all’interno dell’area del Poligono Militare di Monte Romano. La promozione, il censimento, la tutela e la conservazione del patrimonio ambientale e culturale del demanio militare rientrano tra gli obiettivi strategici della Difesa permettendo così risultati tangibili e benefici alla conoscenza, da parte del pubblico, di un patrimonio storico inestimabile. Grazie al rinnovato accordo di collaborazione della Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale con lo Stato Maggiore dell’Esercito è stato possibile fissare la visita e, in aderenza al suddetto accordo, sono state realizzate anche la documentazione laser scanner e la fotogrammetria della Tomba Lattanzi. La necropoli di Norchia è un complesso archeologico, naturalistico e paesaggistico di alto valore. Molte le pertinenze portate qui alla luce già in passato dalle indagini di scavo condotte sotto la direzione scientifica del prof. Vincent Jolivet.

    Ad esempio, proprio da una delle tombe minori della necropoli di Norchia, proviene “Lo stamnos di Marce Atie”: vaso etrusco a figure rosse, rivenuto integro, che spicca per l’unicità iconografica ed epigrafica. Scoperto durante l’ultima campagna di scavo, cofinanziata dalla fondazione ARPAMED (Paris), restaurato grazie al supporto della fondazione Rovati (Milano), è stato esposto nell’ambito della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” al Museo Nazionale Romano, e più recentemente di quella al Museo archeologico nazionale di Tarquinia: “Gli eroi di Marce Atie. Gli Etruschi dipingono il mito”.

    La Tomba Lattanzi, del tipo a facciata con due ordini, appartenuta alla famiglia Churcle, è databile all’età ellenistica (fine del IV secolo a.C.). I connotati di stampo greco-orientali, tipici dell’Asia Minore, dimostrano un’influenza culturale greca su quella etrusca. Ciò la rende paragonabile a quella Ildebranda a Sovana (Sorano, in provincia di Grosseto, Toscana). Ma anche ad esempi ‘macedoni’, soprattutto nelle scelte architettoniche, che ricordano molto i palazzi macedoni e in particolare le residenze dei sovrani ellenistici di Verghina (uno dei più importanti siti archeologici della Grecia) e Pella (dove il palazzo reale, ampio più di 7 ettari, è stato decorato dai più grandi artisti greci del V/IV sec., fra cui il noto pittore Zeusi).

    E soprattutto alla tomba di Grotte Scalina, come spiega il prof. Jolivet, che ricorda: “abbiamo richiesto il permesso di scavo alla tomba Lattanzi a seguito dello scavo della tomba monumentale etrusca di Grotte Scalina (2010-2018), sepolcro databile alla fine del IV secolo a.C., che è l’unica a presentare la stessa tipologia architettonica. Ambedue le tombe – che sono le più monumentali e complesse dell’Etruria rupestre – hanno rivelato legami stretti ed inaspettati con la Macedonia di Alessandro Magno, che consentono di ripensare il posto dell’Etruria sullo scacchiere politico del Mediterraneo, alla vigilia della conquista romana”. E ora, con le future indagini, chissà quali altri contributi emergeranno.

    A tutti coloro che vorranno partecipare alla visita del 27 luglio, si consiglia di dotarsi di tanta acqua e di vestirsi con un abbigliamento comodo e adeguato al sito: scarpe da trekking, pantaloni lunghi e cappello.