SAN MARTINO DI FIASTRA – Intervista alla professoressa Agata Turchetti co-autrice della pubblicazione Le Faglie della Memoria. La comunità di San Martino di Fiastra tra nostalgia del passato e volontà di futuro. Testimonianza diretta di chi ha vissuto l’esperienza drammatica del terremoto nella cittadina di San Martino di Fiastra in provincia di Macerata.
Come nasce questo progetto editoriale?
L’idea del libro è scaturita in una data ben precisa, il primo giorno di dicembre 2016, a conclusione di una conferenza sugli eventi sismici dell’estate/autunno di quello stesso anno, tenuta dal prof Emanuele Tondi, direttore della sezione di Scienze della Terra, presso l’università di Camerino. Nel corso del dibattito che vi ha fatto seguito, i presenti, molti dei quali sfollati dall’entroterra maceratese, hanno mostrato interesse per la spiegazione scientifica di quanto accaduto ma ancor più per la dimensione affettiva ed emotiva. Emergeva, forte e inequivocabile, il bisogno di raccontare, di affidare alla potenza della parola lo smarrimento per un evento della cui drammaticità eravamo inermi spettatori. Hanno risposto in tanti all’invito a dare testimonianza scritta di quanto vissuto e in particolare l’adesione è venuta da persone provenienti dal mio paese completamente distrutto. Ne è nata una pubblicazione che è un canto corale tra la nostalgia del passato e la volontà del futuro.
Quali argomenti vengono affrontati nella pubblicazione?
Le faglie della memoria rappresenta l’emblema di quel terremoto dai mille volti che possono riguardare l’esistenza delle persone, tant’è che nella pubblicazione viene citato un solo libro, La vita non è in ordine alfabetico di Andrea Bajani a sottolineare il fatto che nonostante ciascuno di noi sia impegnato a progettare il proprio futuro, accade che qualcosa ci ostacoli, invitandoci a riflettere sui nostri limiti e su quanto sfugge al nostro controllo. La pubblicazione è suddivisa in sezioni che raccontano il prima e il dopo: nulla sarà più come era. Le case in primo luogo dovranno diventare luogo sicuro, custodi amiche di vita, affetti, ricordi, sogni. E la comunità avrà bisogno di tempo per riannodare le fila di uno strappo troppo rapido nella sua violenza. Il futuro potrà esserci ma avrà bisogno di una rete ampia e determinata nel sostenere un progetto le cui criticità affondano le radici in un tempo ben più lontano del terremoto.
Quanto è importante oggi fare memoria?
Fare memoria è un diritto e un dovere. Il mio paese sui monti, come tanta parte dell’Italia, aveva subito da tempo l’oltraggio dell’esodo. Le case sempre più spesso disabitate, i campi incolti lasciati al gerbido, il campanile muto non somigliavano più alla vita intensa della mia infanzia. L’abbandono per necessità che tanti hanno esperito è maturato nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto prevenirlo e contrastarlo. Antonella Tarpino, insigne studiosa, nel suo ultimo lavoro Il paesaggio fragile. L’Italia vista dai margini dedica pagine bellissime alla memoria, “paesaggio incerto” il cui significato occorre riformulare. La memoria, costruita sulla testimonianza di chi gli eventi narrati li ha vissuti, ha bisogno di un tempo lungo, “visione del mondo fatta propria da una comunità… lì dove il senso del paesaggio sedimentato nei secoli sfiora le immagini possibili del futuro”. Le faglie della memoria vogliono testimoniare la volontà del ritorno, girare il tornio, con lo sguardo di chi sa immaginare un futuro giusto senza dimenticare il passato che non è stato un’età dell’oro, ma ha saputo sprigionare con forza la sua carica vitale di riscatto dalla miseria e dall’ignoranza.
Può raccontare qualche aneddoto?
Ero una bambina, avrò avuto all’incirca sei-sette anni e giocavo per la strada con la mia bella palla rossa. All’improvviso la parete della casa che mi stava di fronte cominciò ad oscillare convulsamente. Avrei scoperto dopo che si trattava di un terremoto. Fu un’esperienza straordinaria: mi aveva dato la possibilità di scoprire lo stupore, la meraviglia davanti all’inatteso. Quell’imprinting felice mi ha permesso di convivere senza timore con i tanti risvegli notturni del letto ballerino fino a quel 24 agosto 2016, che ha trasformato irrimediabilmente il mio maestro e la fiducia riposta ingenuamente in una natura benevola. Con i terremoti si può convivere, non fidando nella buona sorte, bensì realizzando buone costruzioni.
Quale messaggio vuole lanciare?
A questo libro è stato affidato il compito di coltivare sogni e di muovere in una lunga marcia alla ricerca di orecchi attenti e di cuori generosi. Certamente il primo obiettivo è quello di impedire che su San Martino di Fiastra e sui numerosi piccoli borghi del cratere cali il sipario. Inoltre, complice la più che quarantennale attività professionale nella scuola, sono convinta che per un bambino vivere, sia pure per brevi periodi, in un piccolo paese rappresenti un’esperienza educativa capace di segnarlo per sempre. Il contatto con la terra, con gli animali, con la noia che accende la fantasia e la creatività, ha un valore che la pedagogia e le neuroscienze evidenziano con sempre maggior convincimento. Il messaggio più determinato è però quello che richiama al senso della responsabilità, in primo luogo dello Stato e poi dei cittadini. La nostra è una storia di calamità naturali; non è più accettabile che ogni volta si ricominci dall’anno zero. Urge elaborare un modello, normativo e culturale, di prevenzione e di ricostruzione che impedisca il costo insopportabilmente elevato del dolore delle persone.
Dove è possibile acquistare la pubblicazione?
Il libro ha una pagina Facebook che racconta il suo percorso di avvicinamento alla meta, la cui prima tappa è quella di contribuire alla raccolta di fondi destinati alla ricostruzione del muro di cinta e della cappella del piccolo cimitero del paese. Con una donazione di dieci euro si può avere il libro da leggere auspicabilmente con il piacere di conoscere una realtà forse distante e con la soddisfazione di partecipare ad un progetto buono. Il libro si può avere richiedendolo all’indirizzo di posta elettronica agatatu@alice.it. Sarà inviato all’indirizzo fornito, unitamente alle indicazioni per il bonifico bancario.
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Nella Foto: la Prof.ssa Agata Turchetti ospite della Festa delle Leonesse del Lions Club Civitavecchia Porto Traiano.