VITERBO – Le tecniche murarie architettoniche medievali viterbesi, già trattate di recente a La Mancha, in Spagna dallo studioso acquesiano, sono adesso descritte nel convegno dedicato a Pasolini e il paesaggio antico della Tuscia.
Il tema ha trovato spazio il 2 marzo, nell’ambito di una giornata scientifica organizzata dalla facoltà di Lettere dell’Università di Castilla – La Mancha, e lo troverà il prossimo venerdì 31 marzo al centro di Valle Faul, alle ore 16:30 (fino alle ore 19 circa). L’incontro, utile a conseguire crediti formativi per l’ordine degli architetti, ricalca l’omonimo evento tenutosi lo scorso 7 dicembre a Palazzo Patrizi Clementi (via Cavalletti 2 a Roma).
I relatori saranno gli stessi, a partire dal prof. Chiovelli con l’intervento: “Una fortificazione medievale per Pasolini: Colle Casale”. Il professore partirà proprio dal caso tipo della muratura con apparecchiatura ‘a conci’ della Torre di Chia per parlare del restauro delle mura viterbesi, delle sue modalità d’esecuzione, delle varie tipologie di murature, delle loro stratificazioni e di come approcciarsi nel modo più corretto, per un intervento che sia conservativo e rispettoso dell’entità originaria delle stesse.
Come aveva spiegato, con Vania Rocchi e Giulia Maria Palma, in occasione del V Congresso a Ciudad Real parlando delle tecniche costruttive delle mura difensive medievali di Viterbo, prima di poter procedere al restauro (si tratti di cortine murarie, torri o porte) occorre effettuare una ricognizione analitica e conoscitiva delle varie stratificazioni presenti nelle cinte murarie, che sono andate sovrapponendosi nel tempo e spesso molto differenti fra di loro. Vi sono le murature basse a blocchi della fine dell’XI secolo; poi le cosiddette apparecchiature ‘a conci’ come la Torre di Chia appunto, in voga fra il XII secolo e la prima metà del XIII, usate soprattutto per le cortine e per realizzare torri. Infine arriviamo all’altro tipo di apparecchiatura peculiare viterbese: quella a petrelle, tipica del periodo che va dalla metà del XIII secolo fino ad oltre la metà del XV.
Ma le murature sono caratterizzate anche da elementi come un particolare giunto in malta e le zeppe di protezione. Non tener conto di tutto ciò equivale a cancellare tracce di memoria collettiva e storica. La vicenda intrinseca delle murature si lega al contesto sociale e civile dell’abitato che accoglie e ha protetto. Al convegno del 31 sarà presente anche l’attore Gabriele Gallinari, che parlerà di com’è vivere nella Torre di Chia che ha acquistato, abitare ‘all’ombra del mito’. E vi sarà persino la partecipazione di Graziella Chiarcossi, parente di Pasolini.
E se il funzionario architetto della soprintendenza, arch. Giuseppe Borzillo, illustrerà il progetto della ‘casa-rifugio’ di Pasolini, Gallinari potrà portare a corredo la sua esperienza personale del ‘recupero’ dell’immobile. Egli ha fatto nella casa soltanto piccole manutenzioni quando si è trasferito, senza sostituire infissi e finiture.
Perciò in casi come questo, di ruderi, ma anche di testimonianze archeologiche storiche, è fondamentale l’azione di tutela della soprintendenza, a salvaguardia di un intero patrimonio culturale che comprende anche il paesaggio circostante.
Un paesaggio contadino, agrario, incontaminato, che molto appassionatamente Pasolini difese, come spiegherà il soprintendente, arch. Margherita Eichberg. Costituito anche dalle pertinenze archeologiche, che illustrerà la funzionaria archeologa della Sabap VT-EM, dott.ssa Carlotta Schwarz; per un paesaggio archeologico fatto di tombe, pestarole, grotte.
Una difesa del territorio e del suo patrimonio che deve partire dalle Università. Per questo, se già il 21 marzo scorso il prof. Chiovelli era intervenuto in un laboratorio di restauro in collaborazione con l’Università di Camerino sui metodi di analisi delle murature, portando il caso dell’Alto Lazio, questo seminario si rivolge agli Ordini per ricordare l’impegno di Pasolini a difesa della statalizzazione dell’Università di Viterbo, a suo avviso volano dello sviluppo sostenibile del territorio della Tuscia; come ben spiegato nel libro di Silvio Cappelli “Pier Paolo Pasolini: dalla Torre di Chia all’Università di Viterbo”, di cui presto potrebbe esserci una riedizione. E’ stato proprio Cappelli a ritrovare un’intervista particolarmente significativa, che sembra costituire il testamento di Pasolini, e che manifesta intenti sempre attuali, condivisi dalla soprintendenza. L’Autore sarà presente con l’editore Vecchiarelli, per dare il suo contributo all’incontro. Dunque tanti gli aspetti che saranno scandagliati e che aspettano tutti gli interessati.