TEOLO (PD) – Con la Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Praglia si conclude il racconto delle meraviglie del patrimonio librario italiano che negli ultimi mesi ha accompagnato i visitatori in un viaggio virtuale alla scoperta delle 46 biblioteche dello Stato grazie a una serie di reportage promossi sui canali social del Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini.
La storia dell’Abbazia benedettina e della sua Biblioteca, nascoste nella tranquillità dei Colli Euganei, in provincia di Padova, è antica e ancora oggi avvolta nel mistero: vennero fondate dopo l’anno Mille, ma si conosce ancora poco dei loro primi secoli di vita. «Per quanto ne sappiamo, la Biblioteca non aveva un suo scriptorium, quindi non venivano scritti dei libri da parte dei monaci – spiega il direttore, l’abate Stefano Visintin – però come ogni monastero medievale c’era un armarium, la nicchia dove venivano conservati i testi liturgici, e qui sappiamo che c’erano almeno una dozzina di manoscritti». Manoscritti che tuttavia non sono riusciti ad arrivare ai giorni nostri perché l’Abbazia venne soppressa per ben due volte: al tempo di Napoleone e poi nel 1867 quando venne cancellato il riconoscimento civile a numerosi ordini religiosi.
Il Monastero riuscì a riaprire le sue porte solo nel 1904 e la Biblioteca fu ancora una volta ricostituita dai religiosi grazie ad alcune centinaia di volumi messi in salvo, agli acquisti e alle donazioni. Attualmente la Biblioteca custodisce più di 120 mila volumi che approfondiscono la storia del monachesimo, la teologia, la storia ecclesiastica, mentre altri sono dedicati alla storia della comunità locale. Tra i fondi più prestigiosi, quello del conte De Besi, che ha donato molti libri della sua collezione e della sua biblioteca privata; il fondo ebraico Levi-Cases e quello di liturgie orientali Barrera, e soprattutto quello dello scrittore e poeta Antonio Fogazzaro, legato a doppio filo con la storia di Praglia. Nel 1904 Fogazzaro, autore più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, «era tra le persone che più si sono date da fare per far ritornare i monaci. Era anche coinvolto dalla vita del monastero, dove ha ambientato dei suoi romanzi», racconta il Direttore. Non a caso la sua famiglia ha donato all’Abbazia tutta la biblioteca di lavoro del celebre scrittore.
Oggi i numerosi testi sono custoditi dai 40 monaci benedettini dell’Abbazia, una delle comunità monastiche più numerose in Italia; molti sono conservati in un grande salone insieme alle preziose tele realizzate dal pittore veneziano Giovanni Battista Zelotti con scene bibliche e soggetti cari all’ordine benedettino.
«Il nostro è un lavoro esigente – racconta con orgoglio il Direttore – che richiede competenza, ma che rientra perfettamente dentro il carisma della vita monastica e quindi lo facciamo con piacere e dedizione assoluta. Come tutti sappiamo, i monaci benedettini hanno trascritto libri importanti per la nostra cultura occidentale e non c’è un monastero senza una biblioteca, senza dei libri che i monaci sono chiamati a leggere, a studiare».
Il documentario sulla Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Praglia fa parte della serie di reportage promossi dal Ministero della Cultura e disponibili sui canali social istituzionali e sul profilo Instagram @bibliotecheditalia.
Ma il viaggio alla scoperta dei tesori delle Biblioteche statali non si ferma qui. Continua a seguirci sui nostri canali social istituzionali. Dalla prossima settimana, in collaborazione con Finestre sull’Arte, un nuovo #viaggioinitalia svelerà i più grandi capolavori custoditi nei nostri templi della letteratura.
Libri, manoscritti antichi, cinquecentine, codici miniati, mappe geografiche, partiture musicali, disegni, stampe, spesso anche dipinti e sculture, oggetti meravigliosi poco noti anche ai più assidui visitatori e che per questo meritano di essere raccontati.