FABRICA DI ROMA – Il 24 giugno scorso si è conclusa felicemente la campagna di scavo 2022 della British School at Rome nell’antica città di Falerii Novi (oggi Santa Maria di Falleri, nel comune di Fabrica di Roma). L’occasione è perfetta per presentare i risultati e gli obiettivi delle ricerche sul campo. Proprio l’archeological manager della missione, il Dott. Stephen Kay, ha spiegato l’importanza e la rilevanza della campagna di indagini eseguita. Essa ha rappresentato il coronamento di uno studio intrapreso a partire dalla fine degli anni ’90, ed è stata condotta scientificamente, proprio a seguito delle dettagliate indagini di superficie che si sono succedute negli anni.
Nello specifico sono state indagate tre aree diverse per natura e interesse: un edificio pubblico, uno privato e una zona commerciale. L’obiettivo è stato quello di studiare la trasformazione della città, dalla fondazione alle varie fasi di vita fino al suo abbandono, investigando diversi aspetti commerciali e produttivi di Falerii Novi e la sua relazione con il territorio circostante e con la via Amerina che attraversa la città (corrispondente all’antica via Annia diretta verso l’Umbria e la costa adriatica settentrionale).
Le ricerche dirette hanno permesso di identificare le strutture sepolte, già indagate a distanza con metodi geofisici non invasivi. Si tratta di un macellum (il mercato delle città romane, dedito alla vendita al dettaglio di carne e di pesce), di una domus, che era stata già localizzata in passato a sud del foro, e di un’insula che si apre sulla via Amerina, vicino alla Porta Sud.
Nel primo caso, è stato effettuato un saggio di 6×10 metri, laddove in precedenza erano state individuate tre botteghe, nella parte settentrionale, di età tarda. Nel cercare di identificarne l’ingresso e le attività al loro interno, sono state rinvenute molte ossa animali, con evidenti tracce di macellazione, che saranno analizzate. Inoltre, è stato trovato vario materiale medievale associabile alla frequentazione della presenza della vicina chiesa di Santa Maria in Falleri.
Nell’area della domus, un saggio di 10×10 metri ha mostrato come alcuni ambienti dell’edificio siano stati rioccupati in fase tardoantica.
Infine, nel settore dell’insula di Porta Sud, un saggio di 15×15 metri ha portato alla luce una zona commerciale di fronte ad un tempio, all’incrocio tra la Via Amerina ed una strada est-ovest, caratterizzata da una serie di ambienti pavimentati sia in terra battuta che in opus spicatum e da un paramento costituito da laterizi disposti a spina di pesce, di epoca romana. Anche in questo caso, l’area presentava un’occupazione tardoantica, a testimonianza della lunga frequentazione della città. Qui è stato rinvenuto un piccolo focolare, con resti di carbone e semi, che sono stati campionati e che saranno analizzati in laboratorio per reperire ulteriori informazioni sulla dieta nella tarda antichità.
Ma non ci si ferma qui. “Gli scavi proseguiranno – annuncia il dott. Kay – il prossimo anno nelle stesse aree, per allargare i saggi di scavo e per individuare le stratigrafie delle fasi precedenti della città”. L’operazione si svolge nell’ambito del Falerii Novi Project: un progetto internazionale condotto su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione e sotto la costante supervisione della Soprintendenza VT-EM.
Tra gli scopi del progetto riveste particolare importanza l’applicazione e la verifica dei risultati ottenuti grazie alle prospezioni geofisiche, alle quali sono state dedicate in passato campagne di rilevazione all’interno del circuito murario, con particolare riguardo a quelle del 1997-1998, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Papers of the British School at Rome (n. 68 nel 2000), e alle indagini delle Università di Cambridge e Ghent tramite Ground-Penetrating Radar, pubblicate in Antiquity 94, 2020.
Le indagini non invasive sono state il punto di partenza della nuova stagione di ricerche condotte dalla British School at Rome con le Università di Toronto e Harvard a partire dal 2021. “Un progetto a lungo termine – commenta il funzionario di zona Daniele F. Maras – la cui prima campagna di scavo è stata finalmente portata a termine a giugno di quest’anno, e che proseguirà nei prossimi anni, in pieno accordo con il Ministero e con l’amministrazione comunale di Fabrica di Roma e grazie alla collaborazione del privato proprietario dell’area. Un esempio chiaro di come la sinergia tra istituzioni può portare a risultati eccellenti e condivisi a livello locale, nazionale e internazionale, nel pieno rispetto della missione affidata alla Soprintendenza”.
“Alle Soprintendenze, infatti – conclude la Soprintendente Margherita Eichberg – spetta il compito di conoscere e conservare, ma anche di valorizzare i beni culturali, e segnatamente quelli archeologici, demaniali anche quando rinvenuti su terreno privato. Una filiera di azioni complesse, nella quale da sempre dipartimenti universitari e accademie hanno svolto un ruolo chiave, contribuendo a creare i presupposti, con l’attività scientifica di studio e di scavo, dei successivi passaggi amministrativi e tecnici”.