ROMA – “Il termine ‘Transizione ecologica’ dà l’idea della trasformazione in atto non solo in Italia, ma in molti Paesi del G20. C’è una percezione chiara dell’urgenza di costruire un percorso che ci porti dalla condizione attuale entro il 2030 a una condizione che sia uniforme o simile in tutti i Paesi avanzati”.
Così il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo al webinair ‘COP26: Climate change mitigations and health benefits, a UK-Italy workshop’.
“Abbiamo degli indicatori ormai consolidati: dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra del 55%, arrivare al 72% di energia rinnovabile installata, abbiamo degli standard di waste cycle che sono ormai ineludibili, avere meno del 10% in discarica, una differenziazione del rifiuto di altissimo livello, oltre il 65%”.
“Il clima è un fenomeno trasversale orizzontale che riguarda tutte le attività dell’essere umano, quelle sociali, quelle economiche, la riduzione di diseguaglianze e preservare il pianeta in cui viviamo, che non è stato trattato molto bene – ha aggiunto Cingolani – abbiamo due grandi sfide: imparare a prevenire e mitigare il danno. Sappiamo già che il percorso verso la sostenibilità globale è un percorso di compromesso, ed è chiaro che riusciremo solo a mitigare il danno. Già adesso se riuscissimo magicamente a ridurre la temperatura media di 2 gradi comunque il riscaldamento degli oceani non si arresterebbe il giorno dopo”.
“Il senso dell’urgenza – aggiunge il Ministro – è dettato dalla termodinamica, dobbiamo produrre una quantità di gas serra che non può eccedere il budget concordato a livello internazionale, se lo faremo nei prossimi 10 anni forse riusciremo a controllare l’aumento della temperatura media sotto i due gradi e nel giro di circa un secolo avremmo un raffreddamento importante delle masse di acqua del pianeta”.
“Ci sono catastrofi di natura climatica connesse al riscaldamento globale che sono costosissime in termini di vite umane e danni sociali – spiega Cingolani -. Il cambiamento climatico è qualcosa che, se non riusciremo a controllare, porterà a un innalzamento dei mari di 20 cm nel prossimo secolo. Inghilterra e Italia sono Paesi con migliaia di chilometri di coste e ne potrebbero soffrire in maniera gravissima, al punto da ridisegnare completamente le nostre aree costiere”.
“I bambini che ora vanno a scuola tra 60-70 anni potrebbero dover vivere questi sconvolgimenti – dice ancora il Ministro – non stiamo parlando di futuro remoto ma dei nostri figli: questo richiede un atto di responsabilità, perché nessuna generazione è mai stata messa così in pericolo”.
“L’inquinamento dell’aria – aggiunge ancora Cingolani – provoca 7 milioni di morti ogni anno per malattie correlate, la transizione ecologica non è una parola vuota: vuol dire cercare di mitigare queste situazioni drammatiche nelle quali ci troviamo oggi, e che dovrà garantire più giustizia e minore diseguaglianza”.
“Stiamo per lanciare una imponente azione da 70 – 80 miliardi legata al Recovery fund – spiega poi – la nostra transizione ecologica si articolerà su massicce operazioni relative al ciclo dell’acqua, al suolo, all’autosufficienza energetica dell’agricoltura. Nel settore energia dovremo seguire la road map europea e installare decine di gigawatt di potenza di natura rinnovabile, investiremo molto su tecnologie connesse all’idrogeno. Dobbiamo gettare le basi per una società che evolva verso la decarbonizzazione dell’energia secondaria e primaria, un intervento di elettrificazione della mobilità, un massiccio intervento di forestazione e protezione dell’oro blu, l’acqua, e dei nostri bacini idrici.”.
“Speriamo in questi 5 anni di poter attivare nuove tecnologie che per la prevenzione sono fondamentali – dice poi Cingolani – che ci consentano di monitorare dalle coste alla forestazione, all’andamento delle discariche a tutto quello che è rilevante utilizzando un cloud nazionale protetto”.
“In ultimo – spiega il Ministro – dobbiamo mettere degli investimenti importanti sulle aree protette e sui parchi marini, digitalizzarli e farli diventare delle aree in cui la biodiversità possa essere elemento di studio. Ci attende un’agenda complessa ma non siamo soli: abbiamo il piacere con gli amici del Regno unito di coordinare la Cop 26, nonché abbiamo anche la presidenza del G20. Da queste posizioni possiamo ben lanciare un messaggio internazionale”.
“Come cittadini e popoli di un unico continente che da solo è responsabile della produzione di circa il 10% dell’anidride carbonica globale – conclude Cingolani – dobbiamo fare lo sforzo di decarbonizzarci il prima possibile e condividere questo sforzo con tutti gli altri Paesi. Utilizziamo la forza dei nostri partenariati in ambito internazionale per rendere questo messaggio chiaro a tutti”.