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    Gounod e Respighi per il 12° concerto della stagione sinfonica 2020 di Fondazione Arena

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    VERONA – In occasione delle celebrazioni di Santa Cecilia, patrona della musica, dei musicisti e dei cantanti, torna a Verona il Maestro Fabrizio Maria Carminati con la grande Messa solenne in sol maggiore in onore di Santa Cecilia, composta da Charles Gounod nel 1855 per tre solisti, coro e orchestra, preceduta dalle Antiche danze e arie per liuto, Suite n. 1 e dalle Vetrate di chiesa P 150 di Ottorino Respighi. Carminati, profondo conoscitore del repertorio operistico italiano e non, affronta un raffinato programma che accosta composizioni sacre e da concerto di compositori votati anche al teatro d’opera. La Messa di Gounod vedrà impegnati i solisti Gilda Fiume, Marco Ciaponi e Romano Dal Zovo. Il concerto sarà trasmesso in streaming, in collaborazione con Anfols Teatri, venerdì 20 novembre alle 20.00 sulla webtv di Fondazione Arena (http://arena.it/tv) e sui canali social Facebook e Youtube e resterà online senza limiti di tempo.

    Ottorino Respighi (1879-1936) fu autore di ben tredici titoli ascrivibili al genere del melodramma, ma deve la sua fortuna ai poemi sinfonici della cosiddetta “trilogia romana” (Pini, Fontane, Feste), universalmente note come i migliori esiti orchestrali per ispirazione, timbri, e colore della generazione dell’Ottanta italiana, più distaccata delle precedenti dal mercato teatrale e più votata alla ricerca sinfonica di respiro europeo, spesso in polemica opposizione.

    La prima delle tre suite di Antiche danze e arie per liuto (1917) è un saggio delle caleidoscopiche abilità di orchestrazione di Respighi: i quattro movimenti della suite sono rese sinfoniche di brani del ‘500 e del ‘600 di autori ignoti (come la Villanella, in terza posizione, o la Mascherada finale) oppure del genovese Simone Molinaro (cui è attribuito il primo Balletto) e addirittura di Vincenzo Galilei (padre di Galileo e anche del melodramma stesso, in quanto membro della Camerata de’ Bardi). Le suite di Respighi, in linea con il gusto neoclassico dominante nella prima metà del Novecento, costituirono un modello in seguito molto imitato.

    Le imponenti e solenni “quattro impressioni per orchestra” contenute nelle Vetrate di chiesa (1926) sono ispirate ad altrettante immagini sacre, più descrittive (se non proprio ritratti) che narrative: rispettivamente si tratta de La fuga in Egitto, delle battaglie di San Michele Arcangelo, dell’elegia de Il mattutino di Santa Chiara e una raffigurazione del papa San Gregorio Magno. La partitura, portata a termine l’8 ottobre del 1926 (la prima esecuzione fu diretta da Sergej Kusevitzkij a Boston il 25 febbraio 1927), conferma l’interesse di Respighi per forme e modi della musica antica sostenuto da una straordinaria maestria orchestrale, ereditata da Rimskij-Korsakov: con un materiale tematico modale, piuttosto semplice, crea infatti un efficace gioco di contrasti, alternando pieni e vuoti.

    La seconda parte del programma è votata a Santa Cecilia, patrona della musica dei musicisti, cui dedicò la sua messa il compositore Charles Gounod (1818-1893): celeberrimo autore di opere, tra cui quel Roméo et Juliette ben noto anche al pubblico veronese, scrisse anche 23 messe tra cui spicca la Messe solennelle en l’honneur de Sainte-Cécile, scritta nel 1855 per tre solisti, coro misto (perlopiù a 6 voci), organo e orchestra. La messa, eseguita il 22 novembre dello stesso anno e da subito considerata tra le migliori composizioni di Gounod, principia in sol maggiore ma esplora un’ampia varietà di tonalità nei sei movimenti. Il carattere solenne è dato dalle estese forme e inoltre dall’inserimento di diverse formule che si aggiungono all’ordinario testo latino, comprese preghiere e benedizioni per l’armata francese e per l’allora imperatore Napoleone III. L’imponente pagina di Gounod vedrà impegnati il soprano Gilda Fiume, il tenore Marco Ciaponi e il basso Romano Dal Zovo.