ROMA – Mercoledì 17 gennaio, nella sede di Gay Center, si è svolto il progetto coreografico Corps Perdu a cura del danzatore e docente Ludovic Party.
Lo stesso ha dichiarato ai nostri taccuini: “Vogliamo interrogarci sulla questione dell’identità, tema caro alle nostre società occidentali che si questionano sulla sua evoluzione, che resta difficile da definire perché cambia e perché molto soggettiva ed ingloba nozioni come la rappresentazione di sé e la coscienza di sé. Tratteremo dell’identità radice e dell’identità rizoma”.
Identità radice e identità rizoma
Edouard Glissant al quale mi ispiro, prende spunto dalle riflessioni di Gilles Deleuze e di Félix Guattari per esprimere il suo concetto di identità plurale in opposizione ad una identità radice unica.
L’immagine della radice unica evoca ogni identità che si fonda su l’appartenenza ancestrale a una cultura, invece quella del rizoma ammette una identità multipla, nata non dal passato ma da relazioni che si intrecciano al presente. L’identità radice è ereditata dagli antenati, localizzabile in un luogo geografico e una storia familiare, l’identità rizoma va costruita al presente. Non ammette né un solo luogo di origine, né una storia familiare precisa, nasce dalle relazioni che crea.
Secondo Deleuze e Guattari, la radice unica uccide, contrariamente alla radice rizoma che si espande verso altre radici ed annulla un pensiero totalitario. Un rizoma unisce tra loro fenomeni e concetti molto distanti, ma tali per cui noi possiamo sempre trovarvi relazioni logiche o casuali, e comunque, sempre interagenti reciprocamente.
Nella pièce si indagherà il conflitto generato da questi due pensieri: alcuni saranno vestiti con delle tute Zentai* che permettono una identificazione totale e immediata tra quelli che le indossano e annullano l’identità di genere, ma danno una identità misteriosa, impedendo il contatto fisico diretto, accentuando l’appartenenza a un gruppo. Altri da vestiti si spoglieranno in modo da liberare il loro pensiero ed affermare la loro identità di genere che abolisce l’identità sociale, che ingloba tutto quello che permette di identificare il soggetto dall’esterno e che si riferisce agli status che il soggetto condivide con gli altri membri dei gruppi di appartenenza.
Un zentai* (o zentaï) è una tuta che copre il corpo nella sua integralità. Questo nome deriva dal giapponese. Il fotografo giapponese Marcy Anarchy sarebbe all’origine di questo movimento.
Lo zentaï è anche nato dall’esito di un feticismo sessuale legato al vestire attillato assimilato a una seconda pelle. E’ il corpo nella sua totalità che il(la) feticista cercherà di riscoprire. Non solo per la sensazione che procura la tuta, ma anche per l’aspetto che dà. Esistono diversi tipi di zentai (aperti sugli occhi, sulla bocca, sulle mani o sui piedi ma anche sui genitali), di tutti i colori e di materiali diversi.
Foto ritratto gentilmente concessa