CIVITAVECCHIA – La ASL ROMA 4, in completo e consueto accordo con la Direzione Penitenziaria, ha ideato un progetto d’intervento che, attraverso l’attivazione di uno sportello di counseling psicologico, è rivolto agli agenti di polizia penitenziaria degli Istituti Penitenziari di Civitavecchia. Lo sportello avrà sede nella Casa Circondariale Nuovo Complesso di Civitavecchia.
Il progetto nasce a seguito di alcune considerazioni sulla realtà carceraria; si tratta infatti di una realtà molto complessa in quanto convivono all’interno di essa diverse aree operative (area penitenziaria, trattamentale, sanitaria) e sussistono dinamiche particolari sul piano lavorativo-organizzativo, relazionale e personale talvolta di difficile gestione. Nell’ambito di tale generale complessità, per la categoria degli agenti di polizia penitenziaria gli stressors (contestuali, psicologici, affettivi) raggiungono un livello molto elevato per quantità ed intensità, un livello tale da poter compromettere il benessere psicofisico degli operatori configurandosi uno specifico profilo di rischio professionale anche di tipo psico-sociale, quale la sindrome da burnout.
Le possibili improvvise esplosioni di tensione e aggressività tra detenuti \nelle varie sezioni , gli eventi critici relativi a detenuti particolarmente problematici, le aspettative ambivalenti degli stessi detenuti, le richieste “forti” delle altre aree operative o dello stesso sistema penitenziario , vissute spesso come delega o scarico di responsabilità, creano tensione, reazioni conflittuali , rifugio nell’evitamento delle situazioni di confronto e, alla fine, isolamento , con possibile comparsa di sentimenti di rancore, inadeguatezza, impotenza. Fino all’ansia strutturata, alla depressione, ad un sentimento di scacco esistenziale.
In virtù di queste considerazioni, tutelare una categoria così centrale nell’organizzazione penitenziaria deve rappresentare un obiettivo costante.
Gli obiettivi del progetto sono:
1 Offrire ascolto e sostegno psicologico in modo da favorire e accogliere l’esplicitazione delle problematiche connesse al contesto lavorativo.
2 Migliorare l’efficacia della comunicazione riducendo la conflittualità intra- ed intercategoriale.
3 Potenziare la riflessione sul disagio personale vissuto all’interno del contesto professionale, favorendo un inquadramento più obiettivo e affrontabile delle problematiche presentate.
4 Potenziare le risorse individuali nell’interazione sociorelazionale.
5 Sviluppare le competenze emotive e le strategie personali di coping (cioè di adattamento funzionale) per promuovere un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata.
6 Valutare l’eventuale presenza di nuclei emotivi e/o di personalità che richiedano un approfondimento nei modi e nelle sedi più idonee.
Il progetto ha, dunque, finalità di prevenzione primaria e secondaria del disagio psichico di una particolare popolazione, quella degli agenti di polizia penitenziaria, esposta, come descritto, a molti fattori stressanti tanto che si registra, a livello nazionale nella specifica popolazione, un alto tasso di suicidi. Tale dato non può essere ignorato così come la necessità di promuovere, per quanto possibile, il benessere psicofisico di tutti i soggetti che gravitano nell’istituzione carceraria.
Riguardo ai risultati del progetto, ci si aspetta, pertanto, un miglioramento dell’adattamento del singolo agli stress lavorativi, un incremento del benessere psicofisico generale dell’individuo, un miglioramento del clima relazionale nel contesto lavorativo.
Ciò nell’interesse di tutti e nel rispetto delle raccomandazioni non a caso fornite dall’OMS sul tema delle azioni da dedicare all’ambiente penitenziario in toto.
Ancora una volta, l’attenzione operativa della nostra ASL si concentra su interventi che favoriscono l’integrazione tra i diversi gruppi di lavoro e le diverse istituzioni coinvolte nel problema-Carcere.