Ackermann Louise fu una poetessa francese (Parigi 1813-Nizza 1890). Trascorse una chiusa solitaria giovinezza studiosa in campagna e a Parigi. Recatasi a Berlino per un soggiorno di studio, vi conobbe l’erudito francese Paul A che sposò. Morto il marito due anni dopo il matrimonio, Louise visse dal 1846 alla morte a Nizza, in un vecchio convento sulle alture della città, da lei trasformato in abitazione, e a Parigi. Dopo il 1870 la gloria si accese improvvisa per lei, autrice poco nota di versi ispirati ad antiche leggende e di poesie filosofiche. Né i suoi brevi viaggi in Inghilterra e in Italia, né il suo prolungato soggiorno a Nizza lasciarono tracce notevoli sulla sua poesia, tutta nutrita di vigorosi studi sulle letterature orientali, classiche e moderne e fortemente attratta dalle tormentose meditazioni sull’umano destino. La sua opera principale è costituita dalle Poésies philosopbiques (1871), in cui espresse una visione della vita dominata da un profondo pessimismo.
Apprezzata da Sainte-Beuve, da Théophile Gautier che l’avvicinava a Leopardi, da Barbey d’Aurevilly, la Ackermann ha occupato un posto non indifferente nella coscienza francese del secondo Ottocento. Aborrita dagli uni, esaltata dagli altri, diede al suo pessimismo romantico un accento di disperazione e una purezza così grandi da renderlo unico. centro dell’intrepida contestazione della A., era il problema di una civiltà delusa dal positivismo Il problema nudo del che è al, inquieta e prostrata dalla crisi sociale determinatasi con la caduta del Secondo Impero e con la Comune. Ma anche alla civiltà di oggi, che pone nel benessere generalizzato il suo fine principale, sforzandosi eludere il dolore e di soffocare l’angoscia, assetata di religiosità ed insieme troppo critica per appagarsi delle fedi e delle ragioni positive, l’austera poesia della Ackermann ha una parola stimolante da dire, un messaggio, anche se ingrato, da trasmettere.