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    Agazzi Rosa

    1:45 pm
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    Rosa Agazzi fu un’educatrice (Volongo, Cremona, 1866-ivi 1951). Con l’aiuto della sorella Carolina e l’appoggio di Pietro Pasquali, direttore didattico delle scuole comunali di Brescia, diede avvio a una interessante esperienza di educazione dell’infanzia, che ebbe la sua realizzazione più matura nell’asilo di Mompiano (Brescia). Se la rivalutazione del gioco come categoria educativa rimane merito indiscusso della pedagogia di F. Fröbel all’A. deve essere riconosciuta originale capacità di scoprire e inventare le occasioni educative del gioco al di là dell’utilizzazione rigida e ormai ripetitiva dei materiali didattici fröbeliani.  Il metodo risponde, all’inizio del secolo, alle istanze di quel «socialismo del cuore» che facilmente si accorda con la tradizione cattolica popolare. Contro una tradizione scolastica fatta di rigida costrizione e di mortificazione di ogni movimento, Agozzi intende infatti offrire al bambino un ambiente «familiare», in cui egli sia libero di muoversi, giocare, cooperare con altri bambini in modo spontaneo e in cui la maestra si limiti a sollecitare il bambino nelle sue esplorazioni ed esperienze e a controllarne l’esuberanza, senza impedirne l’iniziativa e la curiosità, prolungando il ruolo della madre.
    Il metodo della Agozzi prevede poche occupazioni sedentarie e collettive e favorisce invece le occupazioni individuali e cooperative libere, che coinvolgano il bambino in esperienze di responsabilità e di ordine, attraverso la lezione delle cose piuttosto che attraverso l’imposizione autoritaria degli adulti.

    In questa ottica, anche il materiale didattico non deve essere preordinato: anzi le «umili cose», le stesse «cianfrusaglie», di cui sono sempre piene le tasche dei bambini, non devono essere requisite ed eliminate, come voleva il regolamento scolastico del tempo in nome di un astratto obiettivo di pulizia e di igiene, ma al contrario, devono essere valorizzate facendole diventare un patrimonio collettivo della classe, col quale inventare giochi imitativi delle attività degli adulti giochi di osservazione e classificazione.

    Il ministero della pubblica istruzione incaricò le sorelle Agozzi di dirigere i corsi di preparazione delle maestre; così, per alcuni anni, le due educatrici ebbero modo di diffondere in un ambito più vasto i nuovi orientamenti metodologici.

    Sul piano del dibattito pedagogico questi trovarono il consenso di Giuseppe Lombardo-Radice, ispiratore della riforma della scuola elementare all’interno della riforma Gentile (1923), e quello di Sergey Hessen pedagogista polacco di fama internazionale. Entrambi gli autori avanzarono critiche contro la pedagogia « scientifica » della Montessori e accreditarono l’idea di una maggiore libertà e inventività didattica del metodo Agazzi. Invece proprio le ragioni e le posizioni della pedagogia scientifica si sono consolidate e risultano ormai ineludibili. Il metodo Agozzi appare oggi oggettivamente vincolato a un modello di società e di famiglia piuttosto arretrato e in via di superamento anche nella società italiana. La personalità piuttosto eccezionale dell’A. seppe fare delle « cianfrusaglie » e del ruolo della maestra-madre » una realtà educativa nuova ed esemplare, ma l’imitazione della sua esperienza non diede frutti altrettanto significativi. La non-preordinazione del materiale rimase spesso una affermazione di principio senza alcuna corrispondenza nella realtà. Gli asili agazziani finirono per utilizzare in modo meccanico e ripetitivo materiali avulsi da qualsiasi problema di accertamento scientifico, e non seppero evitare una retorica degli affetti lontana dai reali bisogni e conflitti dell’infanzia.

    Le opere principali dell’Agozzi sono: La lingua parlata (1898); L’abbici del canto educativo (1908); Bimbi cantate! (1908); Come intendo il museo didattico nell’educazione dell’infanzia e della fanciullezza (1922); L’arte delle piccole mani (1923); Guida per le educatrici dell’infanzia (1932, raccolta di articoli apparsi sulla rivista «Pro Infanzia» nel 1929-30); Conversazioni nella scuola materna (1950).