Era conosciuta con il nome di Sibilla Aleramo, ma si chiamava Marta Felicina Faccio detta Rina (Alessandria 1876 – Roma 1960). Ebbe una vita difficile tra difficoltà economiche, matrimonio poco felice, crisi sentimentali e sfidò l’ostilità dell’opinione pubblica per scelte non convenzionali.
Intraprese l’attività giornalistica impegnandosi a favore del femminismo; insieme a Giovanni Cena portò avanti un’intensa azione sociale nell’agro romano. Ebbe un successo straordinario, anche a livello internazionale, con il romanzo Una donna (1906), dove confessò la sua triste vicenda, polemica ed efficace rappresentazione dell’oppressa condizione femminile. Fece numerosi viaggi; ebbe varie relazioni amorose, alcune fondamentali come quelle con Cardarelli, Papini, Boine, Campana e Quasimodo, che la ispirarono per le successive opere letterarie.
Nel 1946 aderì al Partito Comunista dedicandosi con ardente entusiasmo all’opera di propaganda che influì anche sulle ultime raccolte di prosa e poesie. Di notevole interesse i suoi diari che testimoniano un tormentato itinerario esistenziale e vivace quadro di personalità e ambienti politici e letterari dalla seconda guerra mondiale al decennio successivo.