BAGNOREGIO – Con Niki Lauda se ne va uno dei Campioni più amati della moderna Formula 1: nella mia mente la sua vicenda sportiva è profondamente legata al pilota Ferrari della mia giovinezza, Lorenzo Bandini; quando il 1 agosto 1976 al Nurburgring la rossa Ferrari si incendiò con il pilota imprigionato nell’abitacolo temetti di rivivere una giornata tristissima come quella del 7 maggio 1967, ironia della sorte giorno del mio compleanno, quando a Montecarlo in un rogo simile perse la vita il Campione che mi aveva fatto entrare nel mito del Cavallino Rampante. La fortuna volle che Niki, grazie anche all’aiuto di Arturo Merzario e di altri colleghi, riuscisse ad essere estratto vivo dalle fiamme ed a tornare a correre dopo solo quaranta giorni anche se in condizioni non proprio ottimali; considerato da tutti un pilota freddo e calcolatore dimostrò, al contrario, di essere un uomo come tutti gli altri e di provare anche un sentimento come la paura che lo spinse a ritirarsi nell’ ultimo Gran Premio della stagione quello del Giappone sul Circuito di Fuji reso quasi impraticabile dalla pioggia torrenziale consegnando così per un solo punto il titolo a James Hunt.
Lauda era arrivato a Maranello giovane e poco conosciuto ma si impose subito all’attenzione e con la Ferrari vinse il titolo nel 1975 e nel 1977: grande collaudatore, amava dire che la sua sensibilità di guida stava tutta nel “posteriore” con il quale era in grado di avvertire come e quando spingere il piede sul pedale del gas o su quello del freno. A fine gara rilasciava dichiarazioni in un italiano maccheronico che era entrato nel cuore di tutti i ferraristi come quando, ritiratosi per un guasto meccanico, arrivato ai box dichiarò: “Rotto motore, grande kasino!” Dopo un’ esperienza alla guida della Brabham Alfa Romeo che a fine anni settanta presentava insolite ed innovative soluzioni tecniche si ritirò una prima volta per poi tornare a guidare e vincere ancora il mondiale nel 1984 su McLaren; la sua carriera è stata davvero leggendaria al punto che nel 2013 il regista Ron Howard dedicò il film “Rush” proprio alle epiche sfide tra Niki ed il britannico James Hunt, due personaggi completamente diversi umanamente e sportivamente ma capaci di dare vita ad una rivalità agonistica nata in giovane età nelle formule minori. Nonostante le molte altre esperienze di vita Niki Lauda era rimasto profondamente legato alla Ferrari e spesso dichiarava che le vittorie raggiunte con la Rossa avevano un sapore diverso: mancherai a tutti noi, grande ed indimenticabile Campione!
Foto gentilmente concessa
Flavio Verzaro – Direttore del Museo Piero Taruffi